novembre 24, 2004

Troppo scrissi.


Troppo scrissi nell'ultimo articolo.
Meglio mettere disegni.
Questa è la tavola dipinta questa mattina.

Una lettera da pubblicare e il mestiere del rumeno.

Ho ricevuto questa lettera da Michele Ginevra, del Centro Fumetto "Andrea Pazienza".
Riguarda la questione Muttererde/Fumetto.
Per me la cosa è passata e non è importante, davvero.
Però mi viene chiesto di pubblicare questa missiva chiarificatrice.
Michele Ginevra è un amico.
Lo faccio volentieri.

Eccola qua:

"Carissimo Gipi

mi hanno riferito di Mutterde non considerata un fumetto dalla Giuria di Lucca Comics.
Sono andato sul tuo Blog, ma non riesco (non sono capace?) a postarci su per chiarire come stanno le cose. Ti chiedo di inserire questa mail.
Infatti, essendo stato Presidente della giuria, posso spiegarti com'è andata.
Muttererde non è stato escluso dai premi, questo sia chiaro!
Abbiamo proceduto per votazioni successive e anche Muttererde è stato votato.
Le maggiori preferenze dei sette giurati sono però andate soprattutto ad altre due opere, una delle quali, Paul Apprendista Tipografo, ha poi vinto.
Nel discutere sul perchè e sul percome ciascuno votava, alcuni di coloro che non hanno votato Muttererde hanno motivato la loro decisione ritenendo che la soluzione narrativa da te scelta non fosse da considerare un fumetto vero e proprio.
Ovviamente non ero e non sono d'accordo. Ma rispetto il parere di queste persone, che per altro ammirano, come tutti, il tuo lavoro.
Ok. La forma è salva. La Giuria non ha escluso Muttererde perchè non è un fumetto. Ma la sostanza rimane ;- )
Bisogna avere pazienza. Sai anche tu quali fumetti abbiamo pubblicato in questi anni sotto il marchio del Centro Fumetto "Andrea Pazienza"... Per me, il fumetto è una narrazione grafica. Il balloon non è l'elemento fondamentale per stabilire se un'opera è a fumetti o meno! Ciò nonostante molti, ancora oggi, la pensano diversamente.
Hai fatto bene a sollevare il problema. L'importante è che sia chiaro che la giuria, nel suo insieme, non ha deciso che Muttererde non era un fumetto! In quel caso me ne sarei andato all'istante.
Per il resto, non possiamo che testimoniare il nostro pensiero con il lavoro quotidiano che sappiamo fare, dalla creazione di opere all'organizzazione di eventi culturali, sperando che, con il tempo, si possano modificare questi pregiudizi, sicuramente espressi in buonafede, ma pur sempre pregiudizi e sbagliati.

Un abbraccio e complimenti, ancora una volta, per il tuo eccezionale talento e per la tua arte narrativa!

Michele Ginevra"


Bene.
E ora: pietra sopra.
Avevo specificato nel primo articolo che la cosa mi era stata riportata come "voce" e se non mi piacesse dare noia per costituzione avrei subito lasciato perdere.
Ora sappiamo come è andata nel dettaglio.
Questione chiusa.
Complimenti a Rabagliati, che li merita tutti.

Ieri
Ieri mi sono messo a parlare con un ragazzo rumeno che vive in una tendopoli sotto un ponte della superstrada.
Mi ha raccontato di quanto brutta sia la sua vita qui, in Italia.
Ero al supermercato coop e stavo mettendo le borse piene di leccornie nella mia Honda Hrv da fighetto.
Ci ho dato dei soldi che gli sono sembrati tanti e poi ho vaneggiato (tra me) di come/dove trovargli un lavoro.

Lui mi ha chiesto che lavoro facessi e io ho risposto : "Lo scrittore".
A sera ci ho ripensato. Quella risposta mi era venuta proprio naturale.
Forse il mestiere che faccio è quello davvero.
Scrivo delle storie e ci metto dei disegni.
Oppure scrivo delle storie e ci metto delle immagini filmate.
Oppure scrivo delle storie e basta.
Quindi non ci resto male se mi si dice che non faccio fumetti.
Forse è vero.
E comunque non è importante. Si fa per chiacchierare.
Il problema, piuttosto, è trovare un lavoro al rumeno.


novembre 23, 2004

Chitarra elettrica o pennello?

C'è una nuova intervista su Lo Spazio Bianco.
Una conversazione tra me e Alberto Casiraghi a proposito di "Appunti per una storia di guerra".
Parliamo del libro, delle idee che ci stanno dietro e della nuova chitarra elettrica che mi sono comprato (questa è la parte interessante).

novembre 17, 2004

Nuvole impreviste

Questa mattina ho disegnato un'altra tavola de "Gli innocenti".


Questa scena la avevo sbagliata, per questo la metto. Voevo fare le colline illuminate dalla luce del sole frontale, ma poi ha suonato il telefono e poi c'era la caldaia che non funzionava e morivo di freddo e poi avevo fame. Insomma, mi sono distratto e ho sbagliato: ho messo il colore sulla collina di sinistra, che invece doveva essere bianca.

Poi mi sono ricordato di certi giorni di sole con le nuvole che si muovono velocemente e che proiettano grandi ombre sul terreno.
Con un pennellone volgare ho scurito tutta la zona di sinistra, il cielo, il mare.
Alla fine mi sono trovato con una buona scena, una luce che mi piace e delle nuvole impreviste.

Questa è la tavola.

novembre 13, 2004

Gli innocenti

"Gli Innocenti" è il titolo per la storia nuova, è arrivato questa mattina, dopo che ho disegnato la seconda tavola.


Questa è solo la prima scena, ma qui potete vedere la tavola per intero.
Io, nel frattempo vado avanti, perchè il tempo è poco e le tavole da fare tante.
Mentre disegno scopro di essere piuttosto vecchietto.
Devo disegnare tavole grandi perchè altrimenti non ci vedo.
Ho una strana voglia di disegno equilibrato, che mi preoccupa pure. E muovo la mano piano piano.

Mi viene in mente che quando stavo a Barcellona e frequentavo il "circolo degli artisti" (non vi fate idee strane era un posto per lavorare con i modelli umani), ero giovanotto e pensavo che irruenza e disegno fossero condizioni inseparabili.

Disegnavo la modella con cinquemila tratti tutti nervosi, e più erano nervosi e più mi sembrava di essere bravino e furbo e artistoide.
Un giorno vidi un signore, che disegnava vicino a me, che usava un pezzo di carbone che sembrava rubato da una stufa.
Era vecchio e biancobarbuto.
Disegnava facendo pochi tratti, tutti indispensabili.
La mano si muoveva piano.
Io ero giovanotto e lo snobbai stupidamente.
Ma l'immagine di questo signore mi rimase nella coscienza e qualcosa mi diceva che, prima o poi, sarei tornato a farci i conti.
Ora (più o meno) so il perchè.

novembre 11, 2004

Una nuova storia senza titolo


Questa è una scena della prima tavola della nuova storia.
Non ha ancora un titolo definitivo.
Farà parte di una vicenda di 32 pagine che uscirà per Coconino Press in occasione del festival di Angouleme.
Sto disegnando su una carta strana, difficile da usare, che permette di fare dei bei giochi di luce con l'acquarello.
Quando poi si passa la gomma, spesso, tutto va in briciole, ma questo è un discorso che interessa poco, immagino.

novembre 03, 2004

Muttererde, dicevo.


Dopo la micropolemica sul fatto se una storia senza balloons sia un fumetto o meno, ho deciso di aggiungere la storia "Muttererde", ad una risoluzione che ne consenta una buona lettura, nella sezione dedicata ai fumetti.
L'avrò messa nella sezione sbagliata? :)
La storia fa parte della raccolta Esterno Notte.

novembre 02, 2004

Via da Lucca!


Lucca Comics 2004. Pausa pranzo.
Mangiamo hotdog ottenuti dopo lunga fila tra sinistri personaggi mascherati.
Catwoman mi è passata avanti.


Craig Thompson dedica il suo librone: Blankets.
Lavoreremo accanto per quattro giorni, disegnando di continuo.
Lui fa delle dediche incredibilmente graziose.
Molte ragazze gli chiedono i disegni.



David B. lavora alla mia destra.
I suoi disegni sono sempre intelligenti e bellissimi.
Andiamo a mangiare insieme. Mangiamo in piedi.
I posti sono tutti occupati dai giovanotti travestiti da personaggi che mi vanto di non conoscere.
Siamo anziani, ma nessuno ci lascia il posto a sedere. Non siamo sull'autobus.

Ci vendichiamo inventando storie senza senso a chi ci chiede chi siamo e cosa disegnamo.
Poi parliamo dei progetti futuri e delle nostre idee sul racconto a fumetti.
Io lo voglio sposare.
Ma queste sono cose personali.
Andiamo avanti:

Ceci n'est pas une bande dessinée.
(questo non è un fumetto)


Questa è una pagina di "Muttererde" uno dei racconti che si trovano in Esterno Notte.
Durante la fiera vengo a sapere che stava in lizza per il premio Guinigi per la miglior storia breve.
Mi dicono anche che in seguito è stata esclusa perchè :"non avendo i balloons non può essere definita un vero fumetto".
Spero che mi sia stata detta una stupidaggine.

Comunque:
Lucca comics è terminata.
Tutte le copie di "Appunti per una storia di guerra" disponibili allo stand sono state vendute.
Erano 200.
Pare che sia una specie di record.
Ne sono contento, inutile far finta di niente.

Però sono più contento per l'arrivo delle prime lettere di chi ha letto il libro.
Ero pieno di dubbi e invece i commenti sono commossi e lusinghieri.
Bene.

Ho fatto tantissime dediche.
Ho disegnato a penna e acquarello.
Qualcuno mi ha fatto presente che ero scemo e che allo stand Bonelli davano fotocopie autografate. Io ho risposto che se non disegnavo mi annoiavo. E poi era un buon esercizio.
Però in un paio di momenti, dopo ore di disegno nel caldo e nel frastuono, stavo per sentirmi male.
C'erano delle musiche idiote che ci venivano sparate nelle orecchie in continuazione.
Sigle di cartoni animati, sopratutto.
Con Craig le abbiamo maledette una per una.
Una volta in italiano, una volta in inglese.
Pare che solo da noi il mondo del fumetto sia fuso con i giochi di ruolo, i travestimenti, le musichette sceme.
David B. mi ha detto che in Francia, chi fa fumetti è considerato una persona normale.

novembre 01, 2004

Il tipografo Marco

Questo signore è Marco, il tipografo che ha curato la stampa di "Appunti per una storia di guerra".


Per due volte ho avuto la fortuna di lavorare con lui, in tipografia, per trovare il tono di colore giusto, la corretta quantità di nero.
Lui è sempre stato gentile. Aveva fretta ma non ha mai perso la calma.
Io avevo paura di combinare qualche guaio, perchè quando le macchine partono per la stampa non si possono fermare e se c'è un errore te lo tieni, ma la sua attenzione e i suoi consigli mi hanno permesso di fare un buon libro.
Questo post (per quel che vale) è un piccolo ringraziamento.