febbraio 21, 2011

Per Internazionale

Leggo diversi giornali. Di carta, o sul web.
Da molti di questi traggo forti dolori al fianco.
Con altri mi perdo, sopratutto quelli online, spippolando tra notiziucole delle quali mi importa poco o nulla e delle quali, ho spesso l'impressione,  importi poco o nulla ai redattori stessi.

Leggendo Internazionale invece imparo sempre qualcosa.
John Berger, per dire, l'ho conosciuto là.
Che sarebbe come dire: Gesù Cristo, l'ho incontrato in quel bar.
Insomma, quel bar diventa luogo sacro.
Questo per dire che se anche ultimamente riesco a disegnare poco o niente, che il film si sta portando via il mio sistema nervoso (me lo restituirà, poi?) quando mi chiamano da Internazionale per chiedermi dei disegni, dico sempre di si. Quasi sempre di si.



Per l' ultimo numero ho fatto un Berlusconi al posto suo e due disegni su un articolo che parlava del Kamasutra.
Sono quelli che accompagnano questa dichiarazione d'amor.

febbraio 12, 2011

Se

















Se fossero stati poveri.
Se invece di champagne fosse scorso Tavernello, uscito dalla bocca dell'erogatore in plastica (e senti, erogatore, come suona, pensalo al gusto di bicchiere di plastica ed accostalo poi ad un "flute").
Se si fosse arrivati alla villa (no, non alla villa, alla roulotte) con l' Apecar invece che con l'audi otto clima, 22 gradi, gran sedile morbidone, vetri nero fumo.

Se i tre vecchi si fossero comprati Cialis e Viagra con le collette alla stazione e con le insistenze dei semafori rossi, piuttosto che con i proventi degli affari del Mibtel. Se le ragazze, avessero messo piede su un tappetaccio trovato in discarica (e ripulito, certo) e avessero dovuto trovar posto tra un frigo da campeggio e un tavolino di roulotte in formica marrone (non scivolando, piedi di loto, tra i saloni, scusi dove posso trovare il presidente? Di là. Grazie. Un sorriso.)

Se alla voce, alla canzone, fosse stata, non un' Apicella, ma una matrigna con pezzola  secca secca per fame e non per dieta dissociata e la sua bocca, alla prima "A" della canzone, apertasi, avesse rivelato numero sei denti d'oro più due in totale di otto, dei quali sei d'oro (appunto) e due di nascita, e se le ragazze di diciassette anni, quasi diciotto fossero state non brasiliane, quindi quasi negre, insomma, d'altro mondo (fino a poco tempo prima ancora sottosviluppato e quindi, nella mente di chi si misura in conto in banca ancora, a tutti gli effetti, terzo mondo sottosviluppato) e quindi, insomma, negre, quasi negre. Va bene, quasi, lo concedo, se fossero state invece italiane, della città natale, proprio bianche come il latte scremato uht pastorizzato.

E se i tre vecchi, con i loro cazzi scuri (non chiari come quelli che si trovano a volte in occidente, peni chiari) se i tre vecchi si fossero presi per proprio diletto in mano le natiche e le vulve delle giovani italianissime chiarissime e si fossero appartati poi, dopo averle fatte ballare, al ritmo dei chitarri e strusciatisi fino al punto di dire basta strusciarcisi, vieni con me.

E se in cambio di questi accoppiamenti tra vecchi neri e bianche fragranti italianine, le femmine in erba si fossero aggiudicate che so, lezioni di chitarra Gipsy o cucina macedone.
Se fosse stato questo il loro sogno, delle ragazze dico, imparare la cucina macedone o montenegrina e saperla accompagnare con il conseguente giro di chitarra.

Se fosse stato quello il loro sogno, invece che diventare soubrette veline ballerine attrici. Che ognuno infine c'ha i suoi gusti e chi l'ha detto che vada bene farsi passare degli sconosciuti tra le gambe ai fini di successo nel mondo infame dello spettacolo e non lo sia per apprendere ogni segreto del Pindzhur (che è un antipasto composto da pomodori e peperoni e melanzane fritti o cotti al forno molto apprezzato in Macedonia).

Ecco, se la situazione fosse stata questa: delle giovani italiane, che desiderose di accedere agli impenetrabili segreti della cucina macedone, per ottenere ciò fossero andate a farsi trombare (scusate il parolone) da tre rom quasi ottantenni, ecco, dico, se fosse stata questa la situazione, quale sarebbe stata, lo chiedo a voi, sostenitori della libertà individuale misurabile solo ed esclusivamente in disponibilità economica. Lo chiedo a voi, quale sarebbe stata infine, vedendo traballar quella roulotte, di notte, luce giallognola attraverso la plastica delle finestre e voce di secca secca cantante che si sparge per il campo intorno. Quale sarebbe stata, chiedo, la vostra reazione?

febbraio 11, 2011

Ricompensati

Sono un ammiratore del lavoro di Giacomo Nanni.
Da sempre credo, dalla prima volta che lo incontrai, a Ravenna, che aveva delle pagine di una storia in mano, una roba mai vista.
Oltre ai fumetti Giacomo ha cominciato, non da molto, ad aggiungere delle animazioni alle bellissime storie che pubblica su Ilpost.

Non mi ricordo chi ha avuto l'idea di fare una cosa insieme. probabilmente entrambi. Probabilmente qualcuno lo ha proposto per primo, ma davvero non ricordo chi.

Una mattina, verso le cinque, mi sono svegliato di colpo con delle parole in testa. Le ho scritte, pronunciate e messe in  micromusica e le ho mandate a Giacomo.
Lui avrebbe fatto un'animazione su quelle parole e quella musica.

C'era un accordo non scritto e non detto, credo, che doveva suonare più o meno così: io scrivo cosa mi pare, ci faccio il suono che mi pare e tu ci fai il disegno e l'animazione come ti pare e nessuno dei due dirà niente all'altro.

E' andata così.

Da quel giorno, settimane fa, ci siamo sentiti solo una volta.
Oggi mi è arrivata l'animazione completa.
Si intitola "Ricompensati", con l'accento nel punto giusto per intendere "due che saranno ricompensati".
Ne faremo altre.