A domanda rispondo.
Qui potete trovare la ministoria "L'uomo con la giacca rossa" in una risoluzione (spero) leggibile.
Buona lettura e buon anno a tutti.
dicembre 29, 2005
dicembre 24, 2005
Un buon segno
Per un disguido di produzione il mio racconto di natale uscito su Repubblica del 24 dicembre è stata stampato con una pagina al posto sbagliato.
Sono cose che succedono, che fanno arrabbiare moltissimo, ma succedono.
Se volete leggerne una versione corretta, prendete la pagina 9 (quella del pranzo) e mettetela a pagina 5 (dopo il sogno).
Così leggerete la storia nel modo in cui era stata scritta.
La cosa buffa è che da questa mattina sto ricevendo telefonate di complimenti per la storia.
Ad ogni telefonata rispondo che non è come l'ho scritta, la storia. Dico a tutti che la pagina 5 è finita a pagina 9. Tutti mi dicono, ah, ma non ci se ne accorge mica.
Ora non ho capito se questo è un segno buono o è un segno cattivo.
Auguri, di nuovo, comunque.
dicembre 22, 2005
Ops
Mi avevano informato male.
"Appunti per una storia di guerra" al festival Romics era in lizza come miglior libro di scuola italiana. Non europea.
Ha vinto.
Questo lo scopro frugando in rete, perchè a me di tutto ciò non è arrivata manco una riga di email.
Poi dicono che mi lamento per i premi....
Per quanto riguarda la discussione sulle bestemmie e la religione cattolica (nella fantastica versione italiana) accennata nei commenti al post precedente, potrei veramente prendere la mitragliatrice. Preferisco mollare qui. Sono convinto che i blog non siano il mezzo adatto per discussioni come si deve. Comunque, se dovesse interessare a qualcuno, la mia idea sull'argomento starà tutta nelle 32 pagine di "Hanno ritrovato la macchina".
Intanto, sul numero di Repubblica di sabato 24 dicembre (ehm, avevo capito e annunciato domenica 25, sorry) uscirà una mia storia illustrata di 10 pagine.
La storia ha il natale come tema.
Non ne conosco uno più difficile da trattare.
Auguri.
"Appunti per una storia di guerra" al festival Romics era in lizza come miglior libro di scuola italiana. Non europea.
Ha vinto.
Questo lo scopro frugando in rete, perchè a me di tutto ciò non è arrivata manco una riga di email.
Poi dicono che mi lamento per i premi....
Per quanto riguarda la discussione sulle bestemmie e la religione cattolica (nella fantastica versione italiana) accennata nei commenti al post precedente, potrei veramente prendere la mitragliatrice. Preferisco mollare qui. Sono convinto che i blog non siano il mezzo adatto per discussioni come si deve. Comunque, se dovesse interessare a qualcuno, la mia idea sull'argomento starà tutta nelle 32 pagine di "Hanno ritrovato la macchina".
Intanto, sul numero di Repubblica di sabato 24 dicembre (ehm, avevo capito e annunciato domenica 25, sorry) uscirà una mia storia illustrata di 10 pagine.
La storia ha il natale come tema.
Non ne conosco uno più difficile da trattare.
Auguri.
dicembre 09, 2005
Ignatz
Mentre i premi e le nomine ai festival rischiano seriamente di rincoglionirmi, sto lavorando al nuovo volume della collezione Ignatz, che uscira per Coconino/Vertige Graphic al festival di Angouleme.
Così ho sospeso la lavorazione dei racconti autobiografici al tratto per riprendere il pennello utilizzato ne "Gli innocenti".
La nuova storia si intitolerà "Hanno ritrovato la macchina" ed è tratta dal racconto omonimo che avevo scritto alcuni mesi fa.
Da principio avevo pensato di trasporre il racconto per intero, aggiungendo i disegni in contorno, ma la forza del disegno (non del mio, del disegno in generale) si è imposta durante la lavorazione e il testo ha cominciato a svanire e trasformarsi.
Queste sono le prime tavole.
A proposito di premi: "Appunti per una storia di guerra" è nominato come miglior libro di scuola europea al festival Romics 2005 di Roma.
Così ho sospeso la lavorazione dei racconti autobiografici al tratto per riprendere il pennello utilizzato ne "Gli innocenti".
La nuova storia si intitolerà "Hanno ritrovato la macchina" ed è tratta dal racconto omonimo che avevo scritto alcuni mesi fa.
Da principio avevo pensato di trasporre il racconto per intero, aggiungendo i disegni in contorno, ma la forza del disegno (non del mio, del disegno in generale) si è imposta durante la lavorazione e il testo ha cominciato a svanire e trasformarsi.
Queste sono le prime tavole.
A proposito di premi: "Appunti per una storia di guerra" è nominato come miglior libro di scuola europea al festival Romics 2005 di Roma.
dicembre 07, 2005
Arie
Ora inizierò a darmi le arie e non saluterò più nessuno.
Il mio amico editor di Actes Sud, Thomas Gabison mi ha dato notizia che la versione francese di "Appunti per una storia di guerra" ha vinto il Premio Goscinny 2006. La premiazione si terrà al festival di Angouleme.
"Appunti.." Ha vinto anche il Prix Margouilla come miglior album del 2005 al Festival de la BD de Saint-Denis de la Réunion ed infine, e questa è grossa:
E' nominato come miglior libro del 2005 al Festival di Angouleme.
dicembre 04, 2005
Lire.fr
Per me è una buona notizia:
La rivista francese di letteratura "Lire" ha stilato la lista dei venti migliori libri dell'anno.
La versione francese di "Appunti per una storia di guerra" è tra questi.
La notizia buona è che i venti libri non sono libri a fumetti.
Sono libri e basta.
Per quel che ne so, solo "Notes pour une histoire de guerre" contiene anche dei disegni.
La rivista italiana "Lo Straniero" invece, mi ospita con una copertina e un certo numero di illustrazioni all'interno.
Consiglio la lettura della rivista, miei disegni a parte.
Lo Straniero si trova in libreria.
La rivista francese di letteratura "Lire" ha stilato la lista dei venti migliori libri dell'anno.
La versione francese di "Appunti per una storia di guerra" è tra questi.
La notizia buona è che i venti libri non sono libri a fumetti.
Sono libri e basta.
Per quel che ne so, solo "Notes pour une histoire de guerre" contiene anche dei disegni.
La rivista italiana "Lo Straniero" invece, mi ospita con una copertina e un certo numero di illustrazioni all'interno.
Consiglio la lettura della rivista, miei disegni a parte.
Lo Straniero si trova in libreria.
novembre 27, 2005
Storie, storie, storie
Il mio amico editore Igort, al telefono, mi fa: "Delinquente, ma mi hai iniziato un altro libro?".
Io non me ne ero accorto, in effetti, ma ora che ci penso: "Mi sa di sì" rispondo: E poi ridiamo entrambi. Lui perchè pensa che sono pazzoide, io perchè sono contento di aver iniziato un nuovo libro.
La telefonata è venuta dopo che gli avevo inviato queste quattro nuove pagine e dopo che aveva letto "I due funghi" e ne era rimasto ben impressionato.
Ora, immagino che sia proprio così, a quanto pare ho inziato un nuovo libro.
Ho pure un titolo in mente, ma devo pensarlo bene prima di dirlo in giro.
Il libro sarà composto di storie separate ma collegate tra loro, come ritmo, ambientazione e intenti.
Ogni volta che finisco un lavoro, come per "Questa è la stanza" mi convinco di essere cerebralmente morto e che quell'ultimo lavoro sia stato veramente l' ultimo lavoro.
Allora mi viene sempre voglia di buttarmi dalla finestra.
Poi, come è successo con "i due funghi", succede qualcosa a cui non avevo pensato e mi ritrovo a scrivere e a disegnare di nuovo. In maniera diversa, di solito. E le giornate tornano a posto.
Fino ad ora, almeno, le cose sono sempre andate così.
Io non me ne ero accorto, in effetti, ma ora che ci penso: "Mi sa di sì" rispondo: E poi ridiamo entrambi. Lui perchè pensa che sono pazzoide, io perchè sono contento di aver iniziato un nuovo libro.
La telefonata è venuta dopo che gli avevo inviato queste quattro nuove pagine e dopo che aveva letto "I due funghi" e ne era rimasto ben impressionato.
Ora, immagino che sia proprio così, a quanto pare ho inziato un nuovo libro.
Ho pure un titolo in mente, ma devo pensarlo bene prima di dirlo in giro.
Il libro sarà composto di storie separate ma collegate tra loro, come ritmo, ambientazione e intenti.
Ogni volta che finisco un lavoro, come per "Questa è la stanza" mi convinco di essere cerebralmente morto e che quell'ultimo lavoro sia stato veramente l' ultimo lavoro.
Allora mi viene sempre voglia di buttarmi dalla finestra.
Poi, come è successo con "i due funghi", succede qualcosa a cui non avevo pensato e mi ritrovo a scrivere e a disegnare di nuovo. In maniera diversa, di solito. E le giornate tornano a posto.
Fino ad ora, almeno, le cose sono sempre andate così.
novembre 21, 2005
Per la centesima volta
La rubrica Peanuts, che trovate a questo indirizzo web, ospita una lunga discussione tra me e Giovanni Agozzino.
La discussione parte dal mio racconto su Lucca 2005 e poi scappa via, in direzioni diverse.
Per quanto mi riguarda, ho l'impressione di essere un disco rotto che ripete sempre le stesse cose.
Ma va bene, ognuno ha le sue fissazioni.
L'esame
Il mio amico uomo Marzio ha voluto che gli mostrassi come si dipingono i funghi.
Prima abbiamo preso i funghi, nel bosco vicino a casa.
Li abbiamo portati in casa e ne abbiamo ritratto uno per uno, con la penna. Gli ho mostrato come facevo il disegno dal vero, con il "metodo della parte destra del cervello bacato".
Lui ne ha fatto uno molto bello.
E poi io ho fatto questo fungo, direttamente con il colore, ad acquarello e gli ho raccomandato (se vuole davvero dipingere) di farsi tatuare lo schema dei colori primari e complementari su un avambraccio.
E' stato buffo, perchè non disegnavo "bene" da quindici anni.
E' stato come fare il rinnovo della patente: un esame.
Ora posso tornare a disegnare male, come piace a me.
Prima abbiamo preso i funghi, nel bosco vicino a casa.
Li abbiamo portati in casa e ne abbiamo ritratto uno per uno, con la penna. Gli ho mostrato come facevo il disegno dal vero, con il "metodo della parte destra del cervello bacato".
Lui ne ha fatto uno molto bello.
E poi io ho fatto questo fungo, direttamente con il colore, ad acquarello e gli ho raccomandato (se vuole davvero dipingere) di farsi tatuare lo schema dei colori primari e complementari su un avambraccio.
E' stato buffo, perchè non disegnavo "bene" da quindici anni.
E' stato come fare il rinnovo della patente: un esame.
Ora posso tornare a disegnare male, come piace a me.
novembre 17, 2005
I due funghi
"I due funghi" è' il titolo del primo episodio della nuova storia su cui sto lavorando. Sono tornato a raccontare in tono di autobiografia, come facevo ai tempi di Cuore, quando andavo in giro a fare i reportage a fumetti.
In sostanza, si tratta di usare se stessi come pretesto, come marionetta da gettare in mezzo a questioni che poi, in realtà, autobiografiche non sono affatto.
Il disegno è a tratto, niente acquarello e fatto di getto. Anche la scrittura è alla prima, salvo alcune correzioni per termini oggettivamente troppo inefficaci.
Disegnare/scrivere in questo modo è una esperienza sorprendente. La velocità genera scherzi strani, il fatto di disegnare supermale permette di concentrarsi sui ritmi e sui giochi di costruzione del racconto e vengono fuori invenzioni impreviste.
C'è tanto testo in questa storia. E' un esperimento. Voglio vedere quanto posso intrecciare narrazione e dialoghi senza rompere le scatole.
Comunque sia, era tanto che non mi divertivo così, a disegnare/scrivere.
Quste immagini dovevano andare nel precedente post di dichiarazione d'amore, ma il server non me lo ha permesso.
Le metto ora, sperando di far cosa gradita.
Queste sono le prime quattro pagine, le altre potrete trovarle nel numero di gennaio di Canicola.
Ah, dimenticavo: Disegnare i funghi dal vero è una cosa fantastica!
Tutto bene
Rieccomi.
Dopo il simpatico esame fatto stamani, torno tranquillo: niente cose brutte.
Dovrò fare altri esami per capire bene cosa confabula il mio organismo, ma stiamo nelle malattie che se ne vanno con gli antibiotici.
Sono fortunato.
I problemi con il server di aruba invece non sono ancora stati risolti, non riesco a mettere immagini e non visualizzo i commenti. Spero di risolvere tutto in fretta.
Sono contento della discussione nata nel post di Lucca, secondo me fa bene parlare delle cose.
Ora che sono tranquillo posso pure partecipare.
Dopo il simpatico esame fatto stamani, torno tranquillo: niente cose brutte.
Dovrò fare altri esami per capire bene cosa confabula il mio organismo, ma stiamo nelle malattie che se ne vanno con gli antibiotici.
Sono fortunato.
I problemi con il server di aruba invece non sono ancora stati risolti, non riesco a mettere immagini e non visualizzo i commenti. Spero di risolvere tutto in fretta.
Sono contento della discussione nata nel post di Lucca, secondo me fa bene parlare delle cose.
Ora che sono tranquillo posso pure partecipare.
novembre 16, 2005
Problemi ed esami
Pare che ci siano problemi con i commenti agli articoli. Una sorta di limite.
Anche il server di Aruba mi sta dando problemi.
Per finire, la salute mi sta dando problemi e domani mattina alle 8 dovrò fare un esame che mi preoccupa.
Se tutto andrà bene, tornerò a commentare e discutere di fumetti morti e fumetti vivi.
Prima devo fare l'esame.
Ora ho altri pensieri.
Commentatori: portate pazienza.
Anche il server di Aruba mi sta dando problemi.
Per finire, la salute mi sta dando problemi e domani mattina alle 8 dovrò fare un esame che mi preoccupa.
Se tutto andrà bene, tornerò a commentare e discutere di fumetti morti e fumetti vivi.
Prima devo fare l'esame.
Ora ho altri pensieri.
Commentatori: portate pazienza.
Dichiarazione
Quando gli uomini sono deboli si fanno romantici.
Per motivi personali, in questi giorni non sto benissimo.
Per questi motivi non ho risposto alla questione Lucca, deludendo, forse, alcuni degli interlocutori che si erano espressi nei commenti. Chiedo scusa a tutti.
Spero di poterci tornare ad animo leggero, nei giorni a venire.
Ma non è per lamentarmi della mia piccola esistenza che scrivo questo articolo.
Ma per fare una pubblica dichiarazione d'amore.
Oggi, sotto la spinta di Canicola e di Edo Chieregato (il tutore di Canicola), ho disegnato di nuovo.
Sto facendo una storia breve e libera per quel giornale di scalmanati.
All'inizio non volevo farla perchè ero stanco e avevo paura di non lavorare bene.
Poi Edo mi ha convinto che potevo farmi "canicolizzare" e che forse sarebbero accadute cose buone.
La storia, di dieci pagine, in bianco e nero fatto di getto, è ora quasi finita. Forse è una delle cose che preferisco tra tutte quelle che ho fatto, e sarà anche parte di una vicenda più ampia, realizzata con lo stesso tono pazzoide di questo primo episodio.
Insomma, la cosa che volevo dire è che nonostante tutti i guai di morale e di salute che mi stanno affliggendo in questi giorni, oggi, al tavolino, scrivendo e disegnando di getto, io sono tornato (anche se per poche ore) in paradiso.
E' quindi al disegno ed alle storie che sono dedicate queste righe.
Con tutto l'amore possibile.
Ah, dimenticavo. Un giorno stavo a leggere un quotidiano. circa mille anni fa. Avevo comprato anche Cuore (il giornale di satira) per vedere se mi avevano pubblicato per bene.
C'era una piccola storia di Vincino che si intitolava "amore per il disegno" dove questo omone grande e grosso esprimeva tutto il suo amore per il suo mestiere.
Mi ricordo che la cosa mi commosse e mi dissi: chissà se un giorno anch'io proverò qualcosa di simile.
Per motivi personali, in questi giorni non sto benissimo.
Per questi motivi non ho risposto alla questione Lucca, deludendo, forse, alcuni degli interlocutori che si erano espressi nei commenti. Chiedo scusa a tutti.
Spero di poterci tornare ad animo leggero, nei giorni a venire.
Ma non è per lamentarmi della mia piccola esistenza che scrivo questo articolo.
Ma per fare una pubblica dichiarazione d'amore.
Oggi, sotto la spinta di Canicola e di Edo Chieregato (il tutore di Canicola), ho disegnato di nuovo.
Sto facendo una storia breve e libera per quel giornale di scalmanati.
All'inizio non volevo farla perchè ero stanco e avevo paura di non lavorare bene.
Poi Edo mi ha convinto che potevo farmi "canicolizzare" e che forse sarebbero accadute cose buone.
La storia, di dieci pagine, in bianco e nero fatto di getto, è ora quasi finita. Forse è una delle cose che preferisco tra tutte quelle che ho fatto, e sarà anche parte di una vicenda più ampia, realizzata con lo stesso tono pazzoide di questo primo episodio.
Insomma, la cosa che volevo dire è che nonostante tutti i guai di morale e di salute che mi stanno affliggendo in questi giorni, oggi, al tavolino, scrivendo e disegnando di getto, io sono tornato (anche se per poche ore) in paradiso.
E' quindi al disegno ed alle storie che sono dedicate queste righe.
Con tutto l'amore possibile.
Ah, dimenticavo. Un giorno stavo a leggere un quotidiano. circa mille anni fa. Avevo comprato anche Cuore (il giornale di satira) per vedere se mi avevano pubblicato per bene.
C'era una piccola storia di Vincino che si intitolava "amore per il disegno" dove questo omone grande e grosso esprimeva tutto il suo amore per il suo mestiere.
Mi ricordo che la cosa mi commosse e mi dissi: chissà se un giorno anch'io proverò qualcosa di simile.
novembre 03, 2005
Afterlucca 2005
Diario di getto con fotografie.
Sono seduto sulle poltroncine della premiazione.
Sono in una chiesa barocca, con dipinti e statue. Guardo i dipinti alle pareti e penso alla pittura del settecento ed alla piccolezza del mio lavoro, mi sento un microbo.
Accanto a me, sulla sinistra, c'è Paul Karasic.
Ci siamo conosciuti allo stand, lavorando accanto.
Abbiamo fatto amicizia.
Lui è uno scrittore e sceneggiatore di fumetti americano.
E' a Lucca per presentare il volume "Città di vetro", dal romanzo di Paul Auster, con i disegni di Mazzucchelli.
Per un anno insegnerà alla scuola di comics di Firenze.
Sul sedile destro c'è Matt Broersma, viene dal Texas, ma vive in Inghilterra.
Ci siamo conosciuti ad Angouleme, io e Matt, e poi siamo diventati amici via mail, cercando di risolvere insieme alcuni problemi legati alla scansione di disegni e al trattamento dei toni. Roba da disegnatori alle prese con le macchine.
Sono due autori americani, sono simpatici. Io non ho mai fatto amicizia con un americano in vita mia. Questa è la mia prima volta. Sono contento di scherzare con loro , ho l'impressione che abbiamo un umorismo simile. Penso a Bush e, se è possibile, ne percepisco ancor di più l'essenza aliena. Inevitabilmente mi ritrovo a pensare anche a Berlusconi e concludo che dagli alieni siamo dominati da tempo.
A Berlusconi ci penso perchè mentre cerco di resistere al sonno, nella mia poltroncina, sul palco delle premiazioni si sta presentando la nuova "sigla" di Lucca Comics.
E' una musica terribile con un testo infantile. Vorrei avere il testo da postare qui, non lo ricordo. Mi viene a mente solo una rima difficile con Cosplayer.
Sono imbarazzato, i miei nuovi amici americani mi guardano e mi prendono in giro.
Penso a Berlusconi anche perchè, mentre la sigla si riverbera nello spazio aperto della chiesa, su un monitor gigante stanno passando le immagini della fiera. Sono immagini prese durante i primi tre giorni della manifestazione e ne sottolineano la giocosità e l'allegria.
In alcune delle scene vediamo il ministro Altero Matteoli che incuriosito tocchicchia dei giornalini. In un'altra (ma questa immagine non mi fa pensare a Berlusconi) c'è Giobbe Covatta.
Riappare Matteoli. Ora so che sono fotografie scattate il giorno dell'inaugurazione.
Mi allungo verso Paul Karasic e gli spiego che quello nella foto è un ministro ex fascista del governo Berlusconi.
Giacomo Nanni vince un premio per la migliore storia breve.
Un libro che non conosco: Palle di toro, vince invece il premio come miglior volume.
A me va il riconoscimento per il miglior Autore Unico.
Salgo sul palco e sono imbarazzato. Ho un paio di doveri. Devo ringraziare chi mi ha aiutato a fare i libri in questi ultimi anni: Lucia, Igort e la Coconino.
Dedico il premio a mio padre, con il quale ho scritto l'ultimo libro, dico.
I premianti non sanno che mio padre è morto prima che iniziassi a lavorarci e la dedica in questa forma non imbarazza nessuno e fa venire i lucciconi solo a me.
Il premio è un piatto di vetro, rotondo, con una fata biomeccanica, disegnata dal mio amico Simone Bianchi, stampata sopra. Quando torno a sedere tutti mi prendono in giro per il piatto, io fingo di avere forchetta e coltello e mangio un involtino invisibile.
Il festival è cominciato tre giorni prima.
Per una volta, dopo tre anni di pioggia, il sole illumina la fiera. Fa caldo. Sembra primavera.
All'interno dei tendoni la temperatura è insopportabile.
L'umidità si avvicina a quella della giungla amazzonica.
Sopra agli stand,sono stati appesi dei teli di nylon, per evitare che la condensa cada sui libri e sulla testa di chi sta sotto.
Non si respira.
Accanto allo stand Coconino c'è una postazione della Playstation 2.
C'è un gioco in carica che non si ferma mai: Un quiz musicale. Deve essere divertente. Si gioca in quattro, ci sono dei grandi cuscini grigi davanti a due schermi al plasma. I ragazzi si accalcano e si sfidano nel quiz, stando sui comodi cuscini. Li invidio. Vorrei giocare anch'io. Il volume della macchina, d'altronde, è talmente alto che imparo tutti i brani a memoria, ed anche le frasi dell'automa digitale che conduce il gioco e premia e sgrida i concorrenti.
Per la prima volta ho in mano il libro nuovo. Mi piace, mi sembra un tantino scuro, ma qui allo stand c'è poca luce. C'è poca luce. Pochissima.
Mentre disegnamo perdiamo diottrie. I mal di testa non mancheranno. Staremo male io, Igort, Lucia, Craig Thompson...
Va bene. Stiamo a lavorare. Io ho questa visione da samurai. In questi giorni si lavora. Ci si lamenta il meno possibile e si fanno le dediche. Coconino è una piccola casa editrice e, anche se le cose vanno molto bene, fare tante dediche è importante.
Lavoro molto accanto a Igort e ci sto bene, come sempre.
Massima dedizione allo Shogun.
Se volete allevarvi un figlio samurai, riempitelo di sensi di colpa, una volta cresciuto farà tutto quello che vorrete. Sarà un gran lavoratore.
Parliamo di lavoratori.
C'è Marco Corona con il nuovo bellissimo volume e Matt con il suo Insomnia ed Elfo con un volume composto da storie di una pagina e Sergio Ponchione con il quale scoprirò una comune deriva Zappiana e Piero Macola, l'ultras più buono del mondo e Craig Thompson e Igort e Paul Karasic con Città di vetro di Auster e Mazzucchelli e Davide Toffolo, con il suo gorilla bianco accanto.
I loro libri (escludendo quello di Marco che ho già mangiato) saranno le mie letture di questi giorni.
Smetto di disegnare solo per fare incontri e interviste. Mi scopro serio. Ho imparato a dire le cose senza agitarmi troppo, almeno nelle interviste video. Mi dico che sto invecchiando e raffreddando e mi spavento.
Nelle interviste video riesco a prendere fiato. Penso la risposta. La dico nel modo (per me) più chiaro possibile.
Mi sembra di essere divenuto "posato".
Mi rifaccio in uno show case, l'ultimo giorno. Ho un mal di testa stranissimo, che mi parte dalla base del collo e mi da la nausea. La mia faccia sdentata viene proiettata su dei monitor giganti. Devo disegnare e parlare e questo è molto difficile. All'incontro il pubblico è numeroso. Un tecnico mi ha messo un auricolare/microfono uguale a quello che usano i fonici de "L'isola dei famosi".
Alcuni minuti prima dello Show Case incontro la persona che condurrà la sessione. Lo avverto che ho la mania di dire la verità, quando parlo del lavoro. Lo avviso in tutti i modi possibili. E' una persona gentile e non voglio metterlo in imbarazzo. Mi parla del premio che ho ricevuto. Gli dico che se ne può parlare ma che le cose potrebbero non essere tutte rose e fiori.
Lui è gentile e mi sorride e vuole che parliamo della tecnica che ho usato nei disegni. Io rispondo che la tecnica non è importante e che vorrei parlare d'altro ma che esistono probabilità che possa dire cose spiacevoli per qualcuno.
Lui sorride, è gentile ed è abituato ad incontri tranquilli. Non mi prende sul serio.
Io ho paura che lui mi chieda del premio e del festival.
Lo fa.
Durante l'incontro mi parla del premio. Mi dice che sono contento. Non lo chiede, lo afferma, perchè lo ritiene naturale.
Io invece non sono contento e non lo nascondo.
Ho vinto il premio come Autore Unico e , secondo me, questo non significa niente.
Se vogliono premiare me, gli dico, diano un premio ad un mio libro. Io sono lì dentro. Quello che sta al di fuori non è certo da premiare in alcun modo.
Dico anche che questo premio mi sembra una forzata dimostrazione di attenzione verso un fumetto "diverso".
Ma non c'è convinzione, in questa attenzione, e secondo me si vede lontano un chilometro.
Mi viene chiesto cosa penso del festival.
Io penso che la verità ti rende libero e quindi rispondo che non mi piace. Che trovo che la commistione tra giochi e racconti a fumetti sia un delirio.
In realtà, mi rendo conto che sto esagerando. E' l'unione tra giochi ed un certo tipo di fumetto che non sta in piedi. Così giro sulla questione e racconto ad un pubblico che appare adesso abbastanza stranito, le mie difficoltà nel raccontare il mio mestiere.
La vecchia storia dei personaggi e dei paperi.
"Che lavoro fai?"
"Faccio storie a fumetti"
"Ah si?, che personaggio disegni?"
Auspico un avvicinamento del "mio" tipo di fumetto alla letteratura.
Non mi importa niente dei vari Mister Qualcosa e Maximilian Shit vari, non è il mio mondo. mi interessa il mio lavoro. Non attacco nessuno. ognuno stia dove vuole.
Sottolineo che in Francia questo avvicinamento alla letteratura c'è già. Ricordo all'intervistatore che i miei due volumi precedenti sono usiciti in Francia con degli editori di letteratura. Immagino un futuro in cui parlare dei libri senza la PS2 nelle orecchie, per dirla in modo semplie.
Sbaglio.
Me ne accorgo mentre parlo. Sono a Lucca Comics&Games. Sono il rappresentante debole di una minoranza debole. Mi guardo intorno, butto lo sguardo sugli stand vicini e riconosco le sagome muscolose dei vari eroi fantastici.
E mi parte la seconda polpetta.
Ora parlo della necessità di affondare il racconto nella realtà, in un mondo che (secondo me) te ne spinge fuori, con forza. E poi proprio della forza parlo ora, della mia propensione alla debolezza e finisco ad attaccare pure il concetto di mascolinità che vedo rappresentato in questi eroi armati fino ai denti, e mi accorgo che sto passando per matto.
Ma ormai ci sono. Descrivo il mio modo di rappresentare i personaggi femminili, del motivo per cui non ho voluto farlo fino ad ora, fin quando non sono stato sicuro di poter disegnare "male" anche le donne. Senza un metro diverso da quello che uso per i caratteri maschili.
Vedo che c'è tanta gente intorno e penso che sia per un effetto simile a quello che fanno i predicatori pazzi nei parchi americani.
Sono in piedi, su un mattone e faccio proclami. Il mio intervistatore è sempre più in difficoltà. Vorrei fermarmi e dirgli che gli voglio bene e che sono solo posseduto da un demone che parla al posto mio ma già sto attaccando la giunta lucchese. Ricordo ai presenti (eravamo finiti a parlare di nazisti) che il sindaco Fazzi ha voluto concedere una sede a quegli scalmanati di Forza Nuova.
Insomma, se volete consigli su come rovinarsi una carriera, chiamatemi pure.
L'ultimo giorno a Lucca è il più faticoso. faccio l'ultima dedica mentre lo stand viene smontato, seduto per terra. La faccio ad una coppia di ragazzi molto gentili. Hanno comprato due libri miei mentre lo stand chiudeva, li ho notati gironzolare senza avere il coraggio di domandare un ultimo disegno.
Credo anche che sia venuto bene. Mi sembravano contenti, e lo ero anch'io.
Nella poltroncina, prima del premio, viene assegnato un premio strano, alla Playstation 2, mi sembra, oppure all'Xbox. Non ho capito, perchè sono davvero stanchissimo.
A presentare questi strani premi per i giochi ci sono dei giovani molto lucidi che non posso trattenermi dall'immaginare futuri assessori.
Paul, alla mia sinistra, ride e si sorprende. Ride ai nomi americani dei giochi italiani premiati. Matt, alla mia destra, ride. Dice che tutti quelli sul palco sono cosplayer travestiti da premiati o da premianti.
Lo sarò anch'io, pochi minuti dopo.
Sono seduto sulle poltroncine della premiazione.
Sono in una chiesa barocca, con dipinti e statue. Guardo i dipinti alle pareti e penso alla pittura del settecento ed alla piccolezza del mio lavoro, mi sento un microbo.
Accanto a me, sulla sinistra, c'è Paul Karasic.
Ci siamo conosciuti allo stand, lavorando accanto.
Abbiamo fatto amicizia.
Lui è uno scrittore e sceneggiatore di fumetti americano.
E' a Lucca per presentare il volume "Città di vetro", dal romanzo di Paul Auster, con i disegni di Mazzucchelli.
Per un anno insegnerà alla scuola di comics di Firenze.
Sul sedile destro c'è Matt Broersma, viene dal Texas, ma vive in Inghilterra.
Ci siamo conosciuti ad Angouleme, io e Matt, e poi siamo diventati amici via mail, cercando di risolvere insieme alcuni problemi legati alla scansione di disegni e al trattamento dei toni. Roba da disegnatori alle prese con le macchine.
Sono due autori americani, sono simpatici. Io non ho mai fatto amicizia con un americano in vita mia. Questa è la mia prima volta. Sono contento di scherzare con loro , ho l'impressione che abbiamo un umorismo simile. Penso a Bush e, se è possibile, ne percepisco ancor di più l'essenza aliena. Inevitabilmente mi ritrovo a pensare anche a Berlusconi e concludo che dagli alieni siamo dominati da tempo.
A Berlusconi ci penso perchè mentre cerco di resistere al sonno, nella mia poltroncina, sul palco delle premiazioni si sta presentando la nuova "sigla" di Lucca Comics.
E' una musica terribile con un testo infantile. Vorrei avere il testo da postare qui, non lo ricordo. Mi viene a mente solo una rima difficile con Cosplayer.
Sono imbarazzato, i miei nuovi amici americani mi guardano e mi prendono in giro.
Penso a Berlusconi anche perchè, mentre la sigla si riverbera nello spazio aperto della chiesa, su un monitor gigante stanno passando le immagini della fiera. Sono immagini prese durante i primi tre giorni della manifestazione e ne sottolineano la giocosità e l'allegria.
In alcune delle scene vediamo il ministro Altero Matteoli che incuriosito tocchicchia dei giornalini. In un'altra (ma questa immagine non mi fa pensare a Berlusconi) c'è Giobbe Covatta.
Riappare Matteoli. Ora so che sono fotografie scattate il giorno dell'inaugurazione.
Mi allungo verso Paul Karasic e gli spiego che quello nella foto è un ministro ex fascista del governo Berlusconi.
Giacomo Nanni vince un premio per la migliore storia breve.
Un libro che non conosco: Palle di toro, vince invece il premio come miglior volume.
A me va il riconoscimento per il miglior Autore Unico.
Salgo sul palco e sono imbarazzato. Ho un paio di doveri. Devo ringraziare chi mi ha aiutato a fare i libri in questi ultimi anni: Lucia, Igort e la Coconino.
Dedico il premio a mio padre, con il quale ho scritto l'ultimo libro, dico.
I premianti non sanno che mio padre è morto prima che iniziassi a lavorarci e la dedica in questa forma non imbarazza nessuno e fa venire i lucciconi solo a me.
Il premio è un piatto di vetro, rotondo, con una fata biomeccanica, disegnata dal mio amico Simone Bianchi, stampata sopra. Quando torno a sedere tutti mi prendono in giro per il piatto, io fingo di avere forchetta e coltello e mangio un involtino invisibile.
Il festival è cominciato tre giorni prima.
Per una volta, dopo tre anni di pioggia, il sole illumina la fiera. Fa caldo. Sembra primavera.
All'interno dei tendoni la temperatura è insopportabile.
L'umidità si avvicina a quella della giungla amazzonica.
Sopra agli stand,sono stati appesi dei teli di nylon, per evitare che la condensa cada sui libri e sulla testa di chi sta sotto.
Non si respira.
Accanto allo stand Coconino c'è una postazione della Playstation 2.
C'è un gioco in carica che non si ferma mai: Un quiz musicale. Deve essere divertente. Si gioca in quattro, ci sono dei grandi cuscini grigi davanti a due schermi al plasma. I ragazzi si accalcano e si sfidano nel quiz, stando sui comodi cuscini. Li invidio. Vorrei giocare anch'io. Il volume della macchina, d'altronde, è talmente alto che imparo tutti i brani a memoria, ed anche le frasi dell'automa digitale che conduce il gioco e premia e sgrida i concorrenti.
Per la prima volta ho in mano il libro nuovo. Mi piace, mi sembra un tantino scuro, ma qui allo stand c'è poca luce. C'è poca luce. Pochissima.
Mentre disegnamo perdiamo diottrie. I mal di testa non mancheranno. Staremo male io, Igort, Lucia, Craig Thompson...
Va bene. Stiamo a lavorare. Io ho questa visione da samurai. In questi giorni si lavora. Ci si lamenta il meno possibile e si fanno le dediche. Coconino è una piccola casa editrice e, anche se le cose vanno molto bene, fare tante dediche è importante.
Lavoro molto accanto a Igort e ci sto bene, come sempre.
Massima dedizione allo Shogun.
Se volete allevarvi un figlio samurai, riempitelo di sensi di colpa, una volta cresciuto farà tutto quello che vorrete. Sarà un gran lavoratore.
Parliamo di lavoratori.
C'è Marco Corona con il nuovo bellissimo volume e Matt con il suo Insomnia ed Elfo con un volume composto da storie di una pagina e Sergio Ponchione con il quale scoprirò una comune deriva Zappiana e Piero Macola, l'ultras più buono del mondo e Craig Thompson e Igort e Paul Karasic con Città di vetro di Auster e Mazzucchelli e Davide Toffolo, con il suo gorilla bianco accanto.
I loro libri (escludendo quello di Marco che ho già mangiato) saranno le mie letture di questi giorni.
Smetto di disegnare solo per fare incontri e interviste. Mi scopro serio. Ho imparato a dire le cose senza agitarmi troppo, almeno nelle interviste video. Mi dico che sto invecchiando e raffreddando e mi spavento.
Nelle interviste video riesco a prendere fiato. Penso la risposta. La dico nel modo (per me) più chiaro possibile.
Mi sembra di essere divenuto "posato".
Mi rifaccio in uno show case, l'ultimo giorno. Ho un mal di testa stranissimo, che mi parte dalla base del collo e mi da la nausea. La mia faccia sdentata viene proiettata su dei monitor giganti. Devo disegnare e parlare e questo è molto difficile. All'incontro il pubblico è numeroso. Un tecnico mi ha messo un auricolare/microfono uguale a quello che usano i fonici de "L'isola dei famosi".
Alcuni minuti prima dello Show Case incontro la persona che condurrà la sessione. Lo avverto che ho la mania di dire la verità, quando parlo del lavoro. Lo avviso in tutti i modi possibili. E' una persona gentile e non voglio metterlo in imbarazzo. Mi parla del premio che ho ricevuto. Gli dico che se ne può parlare ma che le cose potrebbero non essere tutte rose e fiori.
Lui è gentile e mi sorride e vuole che parliamo della tecnica che ho usato nei disegni. Io rispondo che la tecnica non è importante e che vorrei parlare d'altro ma che esistono probabilità che possa dire cose spiacevoli per qualcuno.
Lui sorride, è gentile ed è abituato ad incontri tranquilli. Non mi prende sul serio.
Io ho paura che lui mi chieda del premio e del festival.
Lo fa.
Durante l'incontro mi parla del premio. Mi dice che sono contento. Non lo chiede, lo afferma, perchè lo ritiene naturale.
Io invece non sono contento e non lo nascondo.
Ho vinto il premio come Autore Unico e , secondo me, questo non significa niente.
Se vogliono premiare me, gli dico, diano un premio ad un mio libro. Io sono lì dentro. Quello che sta al di fuori non è certo da premiare in alcun modo.
Dico anche che questo premio mi sembra una forzata dimostrazione di attenzione verso un fumetto "diverso".
Ma non c'è convinzione, in questa attenzione, e secondo me si vede lontano un chilometro.
Mi viene chiesto cosa penso del festival.
Io penso che la verità ti rende libero e quindi rispondo che non mi piace. Che trovo che la commistione tra giochi e racconti a fumetti sia un delirio.
In realtà, mi rendo conto che sto esagerando. E' l'unione tra giochi ed un certo tipo di fumetto che non sta in piedi. Così giro sulla questione e racconto ad un pubblico che appare adesso abbastanza stranito, le mie difficoltà nel raccontare il mio mestiere.
La vecchia storia dei personaggi e dei paperi.
"Che lavoro fai?"
"Faccio storie a fumetti"
"Ah si?, che personaggio disegni?"
Auspico un avvicinamento del "mio" tipo di fumetto alla letteratura.
Non mi importa niente dei vari Mister Qualcosa e Maximilian Shit vari, non è il mio mondo. mi interessa il mio lavoro. Non attacco nessuno. ognuno stia dove vuole.
Sottolineo che in Francia questo avvicinamento alla letteratura c'è già. Ricordo all'intervistatore che i miei due volumi precedenti sono usiciti in Francia con degli editori di letteratura. Immagino un futuro in cui parlare dei libri senza la PS2 nelle orecchie, per dirla in modo semplie.
Sbaglio.
Me ne accorgo mentre parlo. Sono a Lucca Comics&Games. Sono il rappresentante debole di una minoranza debole. Mi guardo intorno, butto lo sguardo sugli stand vicini e riconosco le sagome muscolose dei vari eroi fantastici.
E mi parte la seconda polpetta.
Ora parlo della necessità di affondare il racconto nella realtà, in un mondo che (secondo me) te ne spinge fuori, con forza. E poi proprio della forza parlo ora, della mia propensione alla debolezza e finisco ad attaccare pure il concetto di mascolinità che vedo rappresentato in questi eroi armati fino ai denti, e mi accorgo che sto passando per matto.
Ma ormai ci sono. Descrivo il mio modo di rappresentare i personaggi femminili, del motivo per cui non ho voluto farlo fino ad ora, fin quando non sono stato sicuro di poter disegnare "male" anche le donne. Senza un metro diverso da quello che uso per i caratteri maschili.
Vedo che c'è tanta gente intorno e penso che sia per un effetto simile a quello che fanno i predicatori pazzi nei parchi americani.
Sono in piedi, su un mattone e faccio proclami. Il mio intervistatore è sempre più in difficoltà. Vorrei fermarmi e dirgli che gli voglio bene e che sono solo posseduto da un demone che parla al posto mio ma già sto attaccando la giunta lucchese. Ricordo ai presenti (eravamo finiti a parlare di nazisti) che il sindaco Fazzi ha voluto concedere una sede a quegli scalmanati di Forza Nuova.
Insomma, se volete consigli su come rovinarsi una carriera, chiamatemi pure.
L'ultimo giorno a Lucca è il più faticoso. faccio l'ultima dedica mentre lo stand viene smontato, seduto per terra. La faccio ad una coppia di ragazzi molto gentili. Hanno comprato due libri miei mentre lo stand chiudeva, li ho notati gironzolare senza avere il coraggio di domandare un ultimo disegno.
Credo anche che sia venuto bene. Mi sembravano contenti, e lo ero anch'io.
Nella poltroncina, prima del premio, viene assegnato un premio strano, alla Playstation 2, mi sembra, oppure all'Xbox. Non ho capito, perchè sono davvero stanchissimo.
A presentare questi strani premi per i giochi ci sono dei giovani molto lucidi che non posso trattenermi dall'immaginare futuri assessori.
Paul, alla mia sinistra, ride e si sorprende. Ride ai nomi americani dei giochi italiani premiati. Matt, alla mia destra, ride. Dice che tutti quelli sul palco sono cosplayer travestiti da premiati o da premianti.
Lo sarò anch'io, pochi minuti dopo.
novembre 02, 2005
Lucca 2005
Sono tornato.
Per quattro giorni sono rimasto allo stand Coconino, facendo disegni e dediche sulle copie dei libri.
Sono tornato con il mal di gola, la fidanzata ammalata e una stanchezza che impiegherà più di una giornata per andarsene via.
Sono tornato con il premio come Miglior Autore Unico. Una cosa di cui parlerò. Sono tornato anche con il nuovo volume : "Questa è la stanza", che non avevo ancora visto stampato.
Ora non ce la faccio a fare un resoconto di queste giornate.
Ci sono tante cose da raccontare.
Lo farò nei prossimi giorni.
Questo post è solo per mandare un saluto a tutti i lettori che hanno voluto incontrarmi allo stand, per ringraziarli delle attenzioni ricevute.
Ed è anche la prima occasione per mandare un abbraccio ai disegnatori che con me hanno lavorato come pazzi, per quelle quattro interminabili giornate di fronte al rumorosissimo box delle plasystation 2:
Marco Corona, Elfo, Craig Thompson, Igort, Matt Broersma, Sergio Ponchione, Piero Macola, Paul Karasik, Davide Toffolo.
Il ringaziamento finale, per tutto il lavoro fatto, va (naturalmente) a Simone Romani e tutto lo staff Coconino.
Per quattro giorni sono rimasto allo stand Coconino, facendo disegni e dediche sulle copie dei libri.
Sono tornato con il mal di gola, la fidanzata ammalata e una stanchezza che impiegherà più di una giornata per andarsene via.
Sono tornato con il premio come Miglior Autore Unico. Una cosa di cui parlerò. Sono tornato anche con il nuovo volume : "Questa è la stanza", che non avevo ancora visto stampato.
Ora non ce la faccio a fare un resoconto di queste giornate.
Ci sono tante cose da raccontare.
Lo farò nei prossimi giorni.
Questo post è solo per mandare un saluto a tutti i lettori che hanno voluto incontrarmi allo stand, per ringraziarli delle attenzioni ricevute.
Ed è anche la prima occasione per mandare un abbraccio ai disegnatori che con me hanno lavorato come pazzi, per quelle quattro interminabili giornate di fronte al rumorosissimo box delle plasystation 2:
Marco Corona, Elfo, Craig Thompson, Igort, Matt Broersma, Sergio Ponchione, Piero Macola, Paul Karasik, Davide Toffolo.
Il ringaziamento finale, per tutto il lavoro fatto, va (naturalmente) a Simone Romani e tutto lo staff Coconino.
ottobre 14, 2005
Premio Fiesole
Ascanio Celestini, con il suo libro "Storie di uno scemo di guerra" ha vinto il Premio Fiesole Narrativa Under 40.
A me è andato il Premio Speciale.
Così, in occasione della premiazione sarà allestita una mostra di miei lavori recenti, sarà presentato il volume "Questa è la stanza" e ci sarà una sessione di disegno dal vivo.
Questo è il comunicato stampa del premio, con date ed eventi ben indicati.
A me è andato il Premio Speciale.
Così, in occasione della premiazione sarà allestita una mostra di miei lavori recenti, sarà presentato il volume "Questa è la stanza" e ci sarà una sessione di disegno dal vivo.
Questo è il comunicato stampa del premio, con date ed eventi ben indicati.
ottobre 05, 2005
Biro, acqua e pittura
Tra ieri e oggi ho scoperto una cosa.
E' successo grazie al ragazzo disegnato qui accanto.
Mentre parlavo al telefono, con una penna biro normalissimo modello, ho preso a disegnarne la figura.
Mi piaceva la faccia e mi piaceva la penna biro e ho continuato a fargli ritratti.
Ne ho fatti tanti. in diverse posizioni e diverse espressioni, facendolo ridere (con delle battute) ed arrabbiare (con delle battute antipatiche).
Ero convinto di non poter usare l'acquarello con la penna biro. Ero sicuro che l'inchiostro con l'acqua si sarebbe sciolto e così ho provato a fare una colorazione al computer che mi ha lasciato (dopo tre ore di prove che parevano assai promettenti) una simpatica sensazione di morte.
Questo mi accade tutte le volte che provo a colorare con il computer. Mi entusiasmo alla scoperta della tecnica e poi piango perchè quella tecnica sofisticatissima mi da sempre delle brutte sensazioni finali.
Quindi, ho preso l'acquarello (quello vero) e mi sono apprestato a rovinare i disegni, mettendo l'acqua sull'inchiostro della biro, come ribellione alla precisione del digitale e ai suoi infiniti livelli di Undo.
Bene. Ho impiegato 42 anni, ma finalmente ho scoperto (stupida minuscola scoperta che mi entusiasmò) che l'inchiostro della biro dopo 5 minuti di asciugatura NON si scioglie più. Alleluia. Altro che computer!
Ora, secondo me il tratto a penna biro è fantastico. E' docile e calibrabile, chiaro e scuro e le penne biro non costano niente e si trovano ovunque. Finora non le avevo mai usate per problemi di scioglimento con l'acquarello. Sono stato stupido. Le biro del ventunesimo secolo non si sciolgono e la prossima storia sarà disegnata proprio con questi poveri mezzi. Ah.
Per finire questo post dal bassissimo livello intellettuale, ecco un' altra pittura.
La numero cinque.
Niente biro qui.
Olio e lametta da barba.
ottobre 04, 2005
Hanno ritrovato la macchina
Un altro racconto:
Hanno ritrovato la macchina.
Un gioco, una cosa che mi sono divertito a scrivere.
E' dedicata al buon Ulisse, che mi ha aiutato, senza ricompensa alcuna, ad aggiustare queste pagine.
Ed è dedicata a mia sorella Annalisa, che si è presa la briga di segnalarmi le parti dove la lettura si inceppava di più.
settembre 30, 2005
4
Questa è la pittura n. 4 (35*50).
Anche questa è dipinta su cartone telato con preparazione ad olio.
Colori a olio, lametta da barba, spatole di dimensioni diverse.
Ora sto aspettando che asciughi una tavola di formato più grande.
Tutti questi dipinti sono fotografati con una macchinina digitale, la resa è quella che è.
Anche questa è dipinta su cartone telato con preparazione ad olio.
Colori a olio, lametta da barba, spatole di dimensioni diverse.
Ora sto aspettando che asciughi una tavola di formato più grande.
Tutti questi dipinti sono fotografati con una macchinina digitale, la resa è quella che è.
settembre 28, 2005
Tre dipinti
Ho iniziato a lavorare ad una serie di vedute di luoghi che non esistono.
Io le chiamo "vedute" perchè quando inzizio a dipingere (partendo dal cielo) mi sembra di ricordare questi posti, di esserci stato e ho l'impressione di non inventare niente.
E' una sensazione fasulla, particolare e stranamente piacevole.
Le pitture sono fatte utilizzando una lametta da barba ed altre spatoline di metallo. Ci sono anche tocchi di pennello, qua e là, per i dettagli minuti.
Sto usando dei supporti con una preparazione mai usata prima, che li rende plastici e scivolosi.
Il colore non si attacca mai e ho sempre la possibilità di riportare fuori luci dimenticate.
Questa è una buona cosa.
Mentre dipingo, ad un certo punto, mi saltano in mente i titoli dei lavori. Non li decido. Me li ritrovo in mente.
La mia fidanzata storge sempre la bocca, sentendoli, ma quelli sono i titoli: vengono da soli e (per quanto possano piacere poco anche a me) non me la sento di cambiarli.
Ora, l'intenzione è di fare una sessantina di vedute.
Farne un libro.
Forse con due parole scritte ogni tanto.
Io le chiamo "vedute" perchè quando inzizio a dipingere (partendo dal cielo) mi sembra di ricordare questi posti, di esserci stato e ho l'impressione di non inventare niente.
E' una sensazione fasulla, particolare e stranamente piacevole.
Le pitture sono fatte utilizzando una lametta da barba ed altre spatoline di metallo. Ci sono anche tocchi di pennello, qua e là, per i dettagli minuti.
Sto usando dei supporti con una preparazione mai usata prima, che li rende plastici e scivolosi.
Il colore non si attacca mai e ho sempre la possibilità di riportare fuori luci dimenticate.
Questa è una buona cosa.
Mentre dipingo, ad un certo punto, mi saltano in mente i titoli dei lavori. Non li decido. Me li ritrovo in mente.
La mia fidanzata storge sempre la bocca, sentendoli, ma quelli sono i titoli: vengono da soli e (per quanto possano piacere poco anche a me) non me la sento di cambiarli.
Ora, l'intenzione è di fare una sessantina di vedute.
Farne un libro.
Forse con due parole scritte ogni tanto.
settembre 08, 2005
20 minuti di sgomento
Venerdì alle ore 21,30, al festival Videominuto Pop Tv 2005 di Prato saranno proiettati venti minuti di cortometraggi di SantaMariaVideo, la mia casa di produzione video.
I video in programma sono:
>Camaleontismo.
>Fare schifo.
>Grazie ragazzi.
>Adidas.
>The question is.
>Di cosa sono fatte le persone.
>La fabbrica dell'amianto.
>Vaffanculo del terzo tipo.
>Il capo del gruppo.
>Due torture.
>Uscire dall'anonimato.
Il festival Videominuto è un appuntamento divertente e interessante.
Ci sono anche tantissimi altri film e filmini da vedere. E poi è all'aperto e si può urlare contro lo schermo, durante le proiezioni.
A me piace.
Scuola di fumetto
Segnalazione di servizio:
Se siete interessati, sul mensile "scuola di fumetto" di questo mese ci sono quattro pagine sul mio lavoro, con tante immagini e disegni e descrizioni dei materiali e delle tecniche.
E' un bell'articolo.
Questo è il sito web della rivista.
Buona visione.
Se siete interessati, sul mensile "scuola di fumetto" di questo mese ci sono quattro pagine sul mio lavoro, con tante immagini e disegni e descrizioni dei materiali e delle tecniche.
E' un bell'articolo.
Questo è il sito web della rivista.
Buona visione.
settembre 04, 2005
Superbianco
Scrivere è cosa difficilissima.
Disegnare è difficile pure, ma un po' lo so fare, in modo naturale.
Scrivere è davvero difficile.
O meglio, potrebbe apparire meno difficile se uno dimenticasse l'esistenza della letteratura.
Se non fosse esistito niente prima.
Ecco: se non fosse esistito niente di scritto prima, avere una buona idea della propria scrittura sarebbe abbasanza facilino.
Questo ragionamento, in effetti, si può applicare anche al disegno. Se uno riesce a dimenticare l'intera storia della pittura, può sentirsi un genio del pennello. E' facile. Ed è attività piuttosto diffusa.
Ho voglia di fare una polemica su una cosa. Ma ne parliamo un'altra volta.
Torniamo alla scrittura.
Ho messo giù un racconto.
Si intitola "Superbianco".
Potete leggerlo qui.
Io consiglio di stamparlo e leggerlo tenendo il foglio in mano, che a leggere sui monitor poi vi fate male agli occhi.
Questo racconto è la cronaca piuttosto fedele di una faccenda che mi è capitata ieri.
Accidenti, se la letteratura non fosse esistita, se non esistesse termine alcuno di paragone, potrei considerarmi uno scrittore decente.
Ora mi è presa la fissa di fare gli audiolibri per i ciechi.
Voglio tradurre in una sorta di radiodramma alcuni miei lavori. Inizierò con "Gli innocenti", e poi vedremo cosa succederà.
Anche questo racconto è scritto come se dovesse essere letto ad alta voce.
Disegnare è difficile pure, ma un po' lo so fare, in modo naturale.
Scrivere è davvero difficile.
O meglio, potrebbe apparire meno difficile se uno dimenticasse l'esistenza della letteratura.
Se non fosse esistito niente prima.
Ecco: se non fosse esistito niente di scritto prima, avere una buona idea della propria scrittura sarebbe abbasanza facilino.
Questo ragionamento, in effetti, si può applicare anche al disegno. Se uno riesce a dimenticare l'intera storia della pittura, può sentirsi un genio del pennello. E' facile. Ed è attività piuttosto diffusa.
Ho voglia di fare una polemica su una cosa. Ma ne parliamo un'altra volta.
Torniamo alla scrittura.
Ho messo giù un racconto.
Si intitola "Superbianco".
Potete leggerlo qui.
Io consiglio di stamparlo e leggerlo tenendo il foglio in mano, che a leggere sui monitor poi vi fate male agli occhi.
Questo racconto è la cronaca piuttosto fedele di una faccenda che mi è capitata ieri.
Accidenti, se la letteratura non fosse esistita, se non esistesse termine alcuno di paragone, potrei considerarmi uno scrittore decente.
Ora mi è presa la fissa di fare gli audiolibri per i ciechi.
Voglio tradurre in una sorta di radiodramma alcuni miei lavori. Inizierò con "Gli innocenti", e poi vedremo cosa succederà.
Anche questo racconto è scritto come se dovesse essere letto ad alta voce.
settembre 03, 2005
Il libro nuovo
Il libro nuovo è terminato.
Nella versione italiana si intitolerà "Questa è la stanza".
"Le local" nella versione francese.
In Francia sarà pubblicato da Galllimard, in una nuova collezione di BD diretta da Joann Sfar.
In Italia uscirà per Coconino Press e non potrebbe essere altrimenti.
Sei mesi prima.
Sono a letto e dormicchio. Alle otto di mattina vengo svegliato dal telefono. Mi spavento. Mio padre è morto da pochissimo. Ho paura che sia capitato qualcosa a mia madre.
Rispondo.
E' Joann Sfar.
Mi esprime il suo entusiasmo per la lettura di "Appunti per una storia di guerra". Io sono felice, anche perchè Joann è un genio riconosciuto del fumetto internazionale.
Mi propone di scrivere e disegnare un libro per una nuova colllana da lui diretta. Una collezione che sarà prodotta e stampata da Gallimard. Mi dice che abbiamo pochissimo tempo: 2 mesi. Accetto. Ho una storia iniziata, le idee sono ancora confuse. Racconta delle vicende in un gruppo di ragazzi che hanno una band. Un gruppo, come quello in cui ho suonato (male) per tanti anni, da ragazzo.
La notte in cui è morto mio padre io ero naturalmente sveglio. Ero a casa dei miei genitori.
Esco fuori, sul terrazzino, sono le sei e mezza, credo. C'è il sole che nasce. Le case cominciano a schiarirsi. il cielo è giallo. E' l'alba del giorno dopo la morte di mio padre.
Io resto lì. Guardo la luce che arriva e sobbalzo.
Sono stupito. Sono sinceramente stupito che torni a fare giorno. Ero sicuro (senza pensarci, ma ero sicuro, vi giuro) che sarebbe rimasta notte per sempre. Invece torna il giorno: nel giardino dei miei genitori ci sono i soliti merli, maschi e femmine, che scendono a farsi la corte.
Banalità: è la vita che continua. E continua subito , inarrestabile, incurante di tutti i dolori, non fa un attimo di pausa. Torna la fame, torna la sete, la voglia di riposarsi, di lavorare, di perdere tempo, di disegnare, di baciarsi.
E' di questo continuare a vivere che parlerà il libro. Del modo in cui le cose vanno avanti e della contrapposizione, che io avverto ora continua, dentro e fuori di me, tra la tensione allla vita e la tendenza alla morte.
Il libro è iniziato così. Con questi pensieri.
Poi, come faccio sempre, su questi temi seri seri ho fatto muovere dei personaggi che sono abbastanza scemi (come me e i miei amici, senza offese) e sono stato a vedere come reagivano alle prese con questioni più grandi di loro (più grandi di me).
Spero che sia un buon lavoro. E' stato disegnato in un periodo molto triste, ma ho fatto di tutto perchè questo non trasparisse troppo.
Non voglio mica rompervi le scatole.
Qui ci sono quattro tavole di anteprima.
Spero che vi piacciano.
Nella versione italiana si intitolerà "Questa è la stanza".
"Le local" nella versione francese.
In Francia sarà pubblicato da Galllimard, in una nuova collezione di BD diretta da Joann Sfar.
In Italia uscirà per Coconino Press e non potrebbe essere altrimenti.
Sei mesi prima.
Sono a letto e dormicchio. Alle otto di mattina vengo svegliato dal telefono. Mi spavento. Mio padre è morto da pochissimo. Ho paura che sia capitato qualcosa a mia madre.
Rispondo.
E' Joann Sfar.
Mi esprime il suo entusiasmo per la lettura di "Appunti per una storia di guerra". Io sono felice, anche perchè Joann è un genio riconosciuto del fumetto internazionale.
Mi propone di scrivere e disegnare un libro per una nuova colllana da lui diretta. Una collezione che sarà prodotta e stampata da Gallimard. Mi dice che abbiamo pochissimo tempo: 2 mesi. Accetto. Ho una storia iniziata, le idee sono ancora confuse. Racconta delle vicende in un gruppo di ragazzi che hanno una band. Un gruppo, come quello in cui ho suonato (male) per tanti anni, da ragazzo.
La notte in cui è morto mio padre io ero naturalmente sveglio. Ero a casa dei miei genitori.
Esco fuori, sul terrazzino, sono le sei e mezza, credo. C'è il sole che nasce. Le case cominciano a schiarirsi. il cielo è giallo. E' l'alba del giorno dopo la morte di mio padre.
Io resto lì. Guardo la luce che arriva e sobbalzo.
Sono stupito. Sono sinceramente stupito che torni a fare giorno. Ero sicuro (senza pensarci, ma ero sicuro, vi giuro) che sarebbe rimasta notte per sempre. Invece torna il giorno: nel giardino dei miei genitori ci sono i soliti merli, maschi e femmine, che scendono a farsi la corte.
Banalità: è la vita che continua. E continua subito , inarrestabile, incurante di tutti i dolori, non fa un attimo di pausa. Torna la fame, torna la sete, la voglia di riposarsi, di lavorare, di perdere tempo, di disegnare, di baciarsi.
E' di questo continuare a vivere che parlerà il libro. Del modo in cui le cose vanno avanti e della contrapposizione, che io avverto ora continua, dentro e fuori di me, tra la tensione allla vita e la tendenza alla morte.
Il libro è iniziato così. Con questi pensieri.
Poi, come faccio sempre, su questi temi seri seri ho fatto muovere dei personaggi che sono abbastanza scemi (come me e i miei amici, senza offese) e sono stato a vedere come reagivano alle prese con questioni più grandi di loro (più grandi di me).
Spero che sia un buon lavoro. E' stato disegnato in un periodo molto triste, ma ho fatto di tutto perchè questo non trasparisse troppo.
Non voglio mica rompervi le scatole.
Qui ci sono quattro tavole di anteprima.
Spero che vi piacciano.
agosto 26, 2005
Una mano nel vicolo
Ho fatto questo disegno per La Repubblica, ad illustrazione di un racconto sulla vicenda (terribile) di Sacco e Vanzetti.
Ho disegnato la macchina e poi ho sparato da un lato, braccio di fuori.
L'uomo colpito, a lato della strada, si è messo in una posizione goffa. Come se si gettasse a terra.
Infine, davanti a lui, nel vicolo, e di getto, ho disegnato una manona.
So che non è bello parlare sui disegni, ma il modo in cui le parti dell'illustrazione sono venute fuori, da sole, con quella manona finale, mi pareva curioso e degno di nota.
agosto 24, 2005
Chiarina
Quando mi prendeva in giro mi chiamava per cognome, come si fa a scuola.
Quando giravo i corti mi domandava come andavano "i filminI".
I filmini, sono quelle cose che fanno i ragazzini, recitando parti improvvisate, in casa, con gli amici, con la cinepresa prestata dai genitori.
Chiarina aveva capito subito che quello era lo spirito con cui lavoravo.
E forse era anche un po' il suo.
Ma lei i filmini li aveva fatti diventare inchieste intelligenti e difficili.
Chiarina era una giornalista di Report, la bella trasmissione di Rai 3.
Per quella testata ha firmato servizi bellissimi e impeccabili.
Noi eravamo amici da tanti tanti anni.
Ed io ero (sono) sinceramente orgoglioso della sua amicizia.
Quando era piccoletta, avrà avuto 18 anni apena, passava sotto casa mia con una motociclettona e io la vedevo dalla finestra e ridevo e mi preoccupavo pure.
Era una Honda con il serbatoio cromato. una moto bellissima, a ripensarci.
Per lavoro e per piacere Chiarina si è girata mezzo mondo.
Mentre io avevo paura a prendere il pullman per andare da Pisa a Pistoia.
Ogni volta che ci siamo visti, ogni volta, senza eccezione, io sono stato contento di vederla.
Lei se ne è andata, improvvisamente e senza nessun preavviso, l'altra notte.
Ha lasciato tanti amici in lacrime.
A tutti loro mando un abbraccio da queste pagine tristi.
Al suo compagno Giuliano, sopratutto.
Chiarina era il modo in cui tutti quanti la chiamavano, dallle mie parti.
Il suo nome per intero era Chiara Baldassari.
Aveva 32 anni.
Quando giravo i corti mi domandava come andavano "i filminI".
I filmini, sono quelle cose che fanno i ragazzini, recitando parti improvvisate, in casa, con gli amici, con la cinepresa prestata dai genitori.
Chiarina aveva capito subito che quello era lo spirito con cui lavoravo.
E forse era anche un po' il suo.
Ma lei i filmini li aveva fatti diventare inchieste intelligenti e difficili.
Chiarina era una giornalista di Report, la bella trasmissione di Rai 3.
Per quella testata ha firmato servizi bellissimi e impeccabili.
Noi eravamo amici da tanti tanti anni.
Ed io ero (sono) sinceramente orgoglioso della sua amicizia.
Quando era piccoletta, avrà avuto 18 anni apena, passava sotto casa mia con una motociclettona e io la vedevo dalla finestra e ridevo e mi preoccupavo pure.
Era una Honda con il serbatoio cromato. una moto bellissima, a ripensarci.
Per lavoro e per piacere Chiarina si è girata mezzo mondo.
Mentre io avevo paura a prendere il pullman per andare da Pisa a Pistoia.
Ogni volta che ci siamo visti, ogni volta, senza eccezione, io sono stato contento di vederla.
Lei se ne è andata, improvvisamente e senza nessun preavviso, l'altra notte.
Ha lasciato tanti amici in lacrime.
A tutti loro mando un abbraccio da queste pagine tristi.
Al suo compagno Giuliano, sopratutto.
Chiarina era il modo in cui tutti quanti la chiamavano, dallle mie parti.
Il suo nome per intero era Chiara Baldassari.
Aveva 32 anni.
agosto 19, 2005
Domani
agosto 17, 2005
Giuliano e Nina
Ho sempre avuto grosse difficoltà nel disegnare gli innamorati.
La mia paura è quella di disegnare coppie finte o innamorati da bruttofilm.
Insomma, è un tema delicato. E delicate sono le ragazze.
Altro terreno pericoloso per me, che ho la speranza di disegnare femmine realistiche e non amo le rappresentazioni di pinup più o meno erotiche.
Nella storia "La stanza" ci sono due innamorati: si chiamano Giuliano e Nina.
Non fanno tante smancerie e sono piuttosto riservati.
Sono contento di come sono venuti.
Sono contento sopratutto di lei, perchè penso di essere riuscito a disegnarla in modo trascurato, senza darle più attenzioni di quante non ne dedichi alle figure maschili.
Questi sono loro, davanti ad una domanda alla quale non sanno rispondere.
agosto 14, 2005
Un paesaggio
Questo disegno di paesaggio è stato pubblicato su La Repubblica di sabato 13 agosto.
Ne sono contento ed ho deciso di metterlo anche qua, visto che la stampa del quotidiano spesso non è la migliore per i disegni.
Intanto sto terminando il libro nuovo.
Pochissime tavole al termine.
Poi seguirà un lavoro di revisione e aggiustamento generale.
Per tutta l'estate non ho mai smesso di disegnare, mi sento anche un po' stupido per questo e sono pallido come in pieno dicembre.
Non posso mettere delle tavole in mostra, perchè al punto in cui sono, ogni pagina svela una parte del finale della storia e non voglio rovinare la lettura a nessuno.
Posso mettere questa pagina.
Ho già cominciato a scrivere cose nuove.
Una di queste sarà il secondo numero di "Baci dalla provincia", il seguito de "Gli innocenti".
E poi dei testi, cose da leggere a voce alta.
Da recitare forse.
Un giorno di questi, se mi sveglio bene, faccio dei file audio con recitazione, musica e suoni. Praticamente dei micro radio-drammi, e li metto qui, da scaricare e ascoltare.
Ecco, me ne è appena venuta una voglia irrefrenabile.
giugno 06, 2005
Le difficoltà della normalità
Descrivere e disegnare scene semplici, di vita quotidiana, è per me la cosa più difficile da fare.
A volte mi capita di vedere disegni a carattere fantascientifico o fantasy e dentro di me c'è la voce del disegnatore infantile che dice "Ma non ci vuole niente a disegnare questa roba!".
Non è proprio così, naturalmente, ma rappresentare l'aria di un pomeriggio semplice, in una casa normalmente arredata, con tempi lineari è (secondo me) molto più impegnativo.
I motivi sono diversi: quando si ha a che fare con la narrazione di cose "comuni" ci si scontra con una quantità di oggetti ed ambienti "non belli".
Sono gli oggetti che ci circondano nella vita di tutti giorni. Cose senza fascino. Cose brutte.
E poi c'è la questione della lentezza, che per me è molto importante. Disegnare e raccontare scene che abbiano un "peso del tempo" realistico. Non cose dinamiche. non scene di azione. I minuti, come passano nei nostri giorni.
Insomma, ho disegnato due tavole della storia nuova (La stanza) dove mi sono confrontato proprio con questo tipo di problemi.
Spero di esserne uscito bene.
Questa è la prima e questa è la seconda.
maggio 31, 2005
Io e Gli Innocenti
Qui potete leggere una recensione di Ettore Gabrielli del mio ultimo piccolo libro "Gli Innocenti".
In questa pagina Francesca Rimondi di Studio GradoZero racconta de Gli Innocenti e del mio incontro con il pubblico avvenuto nei locali dell'associazione Hamelin (miei amici cari!) di Bologna.
maggio 30, 2005
Ma quanto chiacchiero?
Spero di non esagerare.
Questa è una nuova intervista fatta con Antonio Cornacchia su Creativo Social Club.
Le domande erano interessanti e io non ho resistito alla tentazione di raccontare.
Questa è una nuova intervista fatta con Antonio Cornacchia su Creativo Social Club.
Le domande erano interessanti e io non ho resistito alla tentazione di raccontare.
maggio 26, 2005
Sono tornato
Ho terminato il lavoro a Bologna.
Sei giorni di workshop con gli studenti dell'accademia di belle arti.
La presentazione della collana Ignatz alla libreria Feltrinelli di Bologna.
Un incontro con il pubblico all'associazione Hamelin.
E' andato tutto bene.
Pensavo di non sapere più insegnare affatto e invece ho ritrovato un briciolo di forza.
Gli studenti sono stati bravi, il loro cervello ha retto al "trattamento" ed hanno lavorato con buona volontà.
Negli incontri con il pubblico mi succede sempre una cosa strana, la timidezza mi trasforma in una specie di istrioncino comico.
Ho sempre paura che gli spettatori degli incontri si annoino e così mi ritrovo a fare lo scemetto per evitarlo.
Forse troppo.
Giacomo Nanni, Alessandro Tota, Amanda Vahamaki, Andrea "The Amazing" Bruno ,Michelangelo Setola, Edo Chieregato, buona parte degli autori della rivista "Canicola", insomma, mi hanno accompagnato, accudito e trattato benissimo per tutte queste faticose giornate.
In una bella serata ho reincontrato anche Giacomo Monti, un altro degli autori di Canicola con il quale ho passato purtroppo troppo poco tempo.
Roberto La Forgia non ha pubblicato su Canicola ma il suo lavoro, sono sicuro, troverà presto la sua strada. Ho incontrato anche lui, dopo alcune lettere ed una intervista e mi ha fatto davvero piacere.
Tanti, profondi e tenerissimi sono i miei sentimenti verso questi giovani talenti.
E non scrivo queste righe solo come diario romantico di amicizia, ma per poter dire un giorno, quando saranno grandi e il loro lavoro sarà ben riconosciuto: "Io l'avevo detto che erano bravi".
Così da potermi, in questo modo, dare delle arie e trarne giovamento.
Che qualcuno non pensi che ho dei buoni sentimenti.
Ops.
Questo è proprio un post da diario in stile blog.
E' la stanchezza.
Torno al lavoro.
Non accadrà più.
Sei giorni di workshop con gli studenti dell'accademia di belle arti.
La presentazione della collana Ignatz alla libreria Feltrinelli di Bologna.
Un incontro con il pubblico all'associazione Hamelin.
E' andato tutto bene.
Pensavo di non sapere più insegnare affatto e invece ho ritrovato un briciolo di forza.
Gli studenti sono stati bravi, il loro cervello ha retto al "trattamento" ed hanno lavorato con buona volontà.
Negli incontri con il pubblico mi succede sempre una cosa strana, la timidezza mi trasforma in una specie di istrioncino comico.
Ho sempre paura che gli spettatori degli incontri si annoino e così mi ritrovo a fare lo scemetto per evitarlo.
Forse troppo.
Giacomo Nanni, Alessandro Tota, Amanda Vahamaki, Andrea "The Amazing" Bruno ,Michelangelo Setola, Edo Chieregato, buona parte degli autori della rivista "Canicola", insomma, mi hanno accompagnato, accudito e trattato benissimo per tutte queste faticose giornate.
In una bella serata ho reincontrato anche Giacomo Monti, un altro degli autori di Canicola con il quale ho passato purtroppo troppo poco tempo.
Roberto La Forgia non ha pubblicato su Canicola ma il suo lavoro, sono sicuro, troverà presto la sua strada. Ho incontrato anche lui, dopo alcune lettere ed una intervista e mi ha fatto davvero piacere.
Tanti, profondi e tenerissimi sono i miei sentimenti verso questi giovani talenti.
E non scrivo queste righe solo come diario romantico di amicizia, ma per poter dire un giorno, quando saranno grandi e il loro lavoro sarà ben riconosciuto: "Io l'avevo detto che erano bravi".
Così da potermi, in questo modo, dare delle arie e trarne giovamento.
Che qualcuno non pensi che ho dei buoni sentimenti.
Ops.
Questo è proprio un post da diario in stile blog.
E' la stanchezza.
Torno al lavoro.
Non accadrà più.
maggio 20, 2005
Bologna 24 maggio
Martedì 24 maggio alle 18 sarò alla libreria Feltrinelli di Bologna (piazza Ravegana 1) per la presentazione de "Gli Innocenti".
Insieme a me ci sarà Gabrielle Giandelli, con il suo volume "Interiorare".
A presentare l'incontro: Giovanna Anceschi e Omar Martini.
Intervenite numerosi.
Insieme a me ci sarà Gabrielle Giandelli, con il suo volume "Interiorare".
A presentare l'incontro: Giovanna Anceschi e Omar Martini.
Intervenite numerosi.
aprile 27, 2005
>Ext. Nuit
In questi giorni sto lavorando alla riedizione del mio primo lavoro: Esterno Notte.
La versione italiana è esaurita e stiamo per ristamparla con alcune modifiche e l'aggiunta di una storia: "Le facce nell'acqua", nuovi disegni ed un nuovo testo di accompagnamento.
La nuova edizione uscirà anche in Francia (Vertige) e probabilmente (non è ancora sicuro) in altre nazioni europee. Così ho dovuto fare delle modifiche.
Niente balloons trasparenti, per esempio. (Qualcuno mi dica, una volta per tutte, come si scrive balloons) .
Quando disegnai le storie di E.N. non pensavo che ne avrei fatto un libro. Più avanti pensai che non ne sarebbero state vendute più di tre copie. Quindi non pensai neppure a lavorare pensando alla necessità di traduzione e mi lasciai andare ad ogni tipo di libertà grafica.
Ora pago questo leggero pessimismo.
Sto passando le giornate al computer, a lavorare solo sulla grafica.
E intanto la storia de "La stanza" mi chiama e si lamenta, dal tavolo da disegno.
La versione italiana è esaurita e stiamo per ristamparla con alcune modifiche e l'aggiunta di una storia: "Le facce nell'acqua", nuovi disegni ed un nuovo testo di accompagnamento.
La nuova edizione uscirà anche in Francia (Vertige) e probabilmente (non è ancora sicuro) in altre nazioni europee. Così ho dovuto fare delle modifiche.
Niente balloons trasparenti, per esempio. (Qualcuno mi dica, una volta per tutte, come si scrive balloons) .
Quando disegnai le storie di E.N. non pensavo che ne avrei fatto un libro. Più avanti pensai che non ne sarebbero state vendute più di tre copie. Quindi non pensai neppure a lavorare pensando alla necessità di traduzione e mi lasciai andare ad ogni tipo di libertà grafica.
Ora pago questo leggero pessimismo.
Sto passando le giornate al computer, a lavorare solo sulla grafica.
E intanto la storia de "La stanza" mi chiama e si lamenta, dal tavolo da disegno.
aprile 13, 2005
Finalmente si suona
Ci sono volute trenta pagine, ma finalmente i ragazzi stanno attaccando il primo pezzo. La prima canzone.
Questa è la pagina.
Piccole cose (non)importanti.
Ho rifatto tutti i bordi alle scene, sostituendo i contorni netti con delle cornici naturali.
Ho tolto i testi fatti con il computer e riscritto tutto a mano.
In pratica: ogni aspetto grafico dove avevo usato la macchina è stato rifatto in stile umano.
La vita della storia (secondo me) ne ha tratto gran giovamento.
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