Sul quotidiano "La Repubblica", domenica 9 luglio, ci sarà una mia storia ambientata in un campo di calcio dove piove sempre.
E' una storia autoconclusiva di una paginona. Penna et acquarello.
Intanto.
Vado avanti con "S.", una pagina al giorno. Una pagina al giorno. Una pagina al giorno.
E dopo questa storia mi darò ai pirati o farò una cosa di batman (minuscolo), qualcosa di leggero, spensierato etcetera etcetera perchè lavorare a questa storia è più doloroso ad ogni paginetta e certo, mi appassiono e invento bene, ma mi procuro pure tante di quelle pugnalate. San giuseppe!
Accidenti a me.
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30 commenti:
Però, anche se è un fumetto "sofferto"(se mi passi il termine...), ogni volta che metti un'anteprima di "S", per me è una grandissima gioia.
Spero di leggerlo presto.
r--
una pugnalata al giorno, una pugnalata al giorno, una pugnalata al giorno...
pugnalate, come passi uno dopo l'altro
Ciao Gipi, bentornato. passata la febbre aspettiamo nuovi post. I complimenti per la tavola te li ho già fatti a suo tempo. A proposito, hai avuto il tempo di leggere il file e non hai il cuore di dirmi che lo hai cestinato, o non l'hai ancora letto? ;-)
una cosa su batman? sarebbe troppo ganzo perché batman è un figo!
come procede la scoperta del giuoco calcio? =)
Nomad:
Ne ho letto un po'. Ma mi resto talmente sulle scatole che devo andare per gradi :)
Tu hai fatto un bel lavoro, il problema sono io.
Comunque, leggo tutto e poi ti scrivo.
Tark:
Procede bene. Sono diventato un tifoso sfegatato.
Penso solo alla vittoria e non mi importa più niente della realtà e della corruzione nella quale si inzuppa, in guisa di Maria nel caffellatte, la nostra felice nazione.
E stasera: partitona!
dacci un pronostico!
Baxter Slate:
Ah ah , questa è buona!
3 a 0 per Saturno.
@Selene
Forse il problema del dolore non è che spaventa, è che fa male. Subordinare tutto all'arte forse aiuta, ma le ferite bruciano comunque.
eviva l'italì!
Ciao Gipi
Siamo entrambi con Massimo per sistemare come lavorare al meglio per te
:-)
Baci.
Hélène + Massimo
premessa: mi piacciono molto i tuoi disegni - soprattutto piacciono a chi ne capisce- pero' secondo me la tua passione è lo scrivere storie, dialoghi, piu che i disegni..
da qui la domanda: hai mai lasciato i disegni delle tue storie ad altri?
Melo!:
Ieri c'era qui a casa Paul Karasic, sceneggiatore e scrittore americano ("Città di vetro" dal romanzo di Paul Auster, disegnato da Mazzucchelli. Capolavoro da leggere.), gli ho fatto vedere l'agenda con le 120 pagine di S. in forma di traccia su cui lavorare.
Si è messo a ridere. Nelle pagine non c'era niente. Solo il numero e (a volte) una frase o due. Roba tipo:"sulla spiaggia è buio". O "Stivali bellissimi".
Questo per dire: scrivere le storie è la mia passione, senza dubbio. Il fatto è che per me "scrivere" le storie significa "scriverdisegnare" le storie.
Le pagine di "S." (le stesse parole scritte) si formano sulla tavola, con i disegni, a fianco dei disegni, sotto forma di disegni.
Non senza testo. Non senza disegni. Insomma.
Ormai mi sono arreso.
cioè tipo un pornodivo si cala le mutande davanti ad un erotomane "per fargli vedere come lavora" e quell'altro si mette a ridere! ma bene, bravo, proprio simpatico!
Capitano:
Mi sei mancato. Bentornato.
Vedo che il sole della Corsica ti ha flambato gli ultimi neuroni:)
Viva!
Quasimai:
Non proprio 120. Stavo truffando. Ci sono le bianche, i frontespizi e le aperture e chiusure dei capitoli.
Saranno una novantina di tavole disegnate.
E poi è una storia pazza. Ci sono sedicimila cambi di tempo. Personaggi da seguire in fasi diverse della loro vita, con età differenti: Flashback e salti in avanti senza preavviso alcuno.
Insomma,non ci si capirà una mazza :)
Non so se questo è Godardopasoliniano :))
naturalmente ce toccherà aspettà fino a novembre !!! o no ? arghhhh !!!
Luc:
Eh sì :)
Una tavola al giorno si arriva quasi precisi.
ciao Gipi tu sei il mio IDOLO!!
io sono gabriele ho 13 anni ( ma ne farò 14 tra non molto!! )
amo disegnare e scrivere...
mi piacerebbe un casino avere dei tuoi consigli su come migliorarmi nel disegno... se te li mando via email li guardii? :)))
sto cercando di imparare a usare gli acquarelli!! mia madre mi ha regalato una scatoletta della Winsor & Newton!! ho trovato anche la penna che usi tu i pilot g-tec però ho trovato solo lo 04 non lo 05... vabbè!! comprerò repubblica il 9!!!!
e complimenti sei il migliore del mondo!!!!!
Gipi il lavoro che fai è bellissimo e spero che la sofferenza del lavoro sia ripagato dalle emozioni positive che provocano i tuoi disegni!
Un saluto dall'Argentina,
Francesca
Gianni, la pagina su Repubblica è bellissima. Il formato a tutta pagina meraviglioso e rende veramente omaggio a storia e disegni. Mi ha fatto pensare che sarebbe il momento adatto per la stampa quotidiana di recuperare la tradizione della pagina dei comics (tipo Little Nemo) !!!
Caro Gipi,
dato che qualche mese fa parlavi di aspetti tecnici con gusto, mi permetto di tornare sull'argomento (scusa... so che non è il post giusto...).
Anche se sono alle primissimissime armi, anch'io mi cimento un po' e ci sono tanti ostacoli che incontro. Immagino le soluzioni che troverò e per esperienza generale m'immagino la soddisfazione quando mi renderò conto che finalmente ho superato dei problemi, inoltre ho l'ottimismo di sapere di farcela. Però, adesso che ancora sono moltomolto sull'imparando, volevo farti delle domande... Le tue risposte sono sempre delle pillole che mi tornano in mente quando sono in difficoltà (e mi diverto a immaginarmi il modesto Gipi stupito di sentirsi dire 'ste cose da sbarbatelle come me quasi fosse una rockstar :D )!
Cerco di farmi ordine nel cervellino:
1- REALISMO VS EVOCAZIONE (disegno)
Cercare nel fumetto di riportare tutte le sensazioni o impressioni visive (e non?) della realtà è una sfida persa in partenza? Sarebbe più funzionale lasciare che il segno sia evocativo, come nella poesia? ...Scoprendo così come, per esempio, tratti "poveri" (come i tuoi, se mi passi il termine)sappiano descrivere ancor meglio... forse perchè offrono il punto di vista dell'autore? (Ma non dà mica un punto di vista anche il tratto più realista??)
Bisogna tagliare con un'indulgente ascia autocritica i subdoli istinti che ci farebbero disegnare da belve quasi solo per ostentare capacità? (Mi vengono in mente i tuoi racconti su quando eri uno sbarbo che faceva disegnoni, mi pare, ...fantasy!)
2- LA FOBIA DA SPAZIO BIANCO
Ovvero: che momenti di realtà tagliare = far immaginare al lettore?
Io credo che questi miei mega nodi siano lo stesso problema, che deriva da un mio desiderio antico. Io vorrei poter far capire come esattamente vedo la realtà. Vorrei una precisione chirurgica, vorrei che la mia "telecamera" fossero direttamente le mie pupille (questo discorso vale anche per un super eventuale e inaspettato tentativo cinematografico... Immagina i miei trip tecnologici). Vorrei far vedere davvero tuttotutto quello che il personaggio vede, vorrei far sentire perfino l'odore dei suoi capelli sporchi (se lo sono :) ) che lo mette a disagio...
Vedi, il mio trip di fondo è lo stesso. Nel fumetto coinvolge disegno e sceneggiatura, che in quest'arte ha la caratteristica di necessitare di continui... vuoti.
Ora ti suggerisco la "mia" soluzione. Devo capire, appunto, che tutto è evocazione e che il bravo fumettista (in questo caso) sa sfruttare apparenti problemi come armi in più. Se poi io voglio inseguire quel sogno forse ho bisogno di un altro mezzo. O forse, solo, devo aspettare di saperci fare.
Lo so che mi sono risposta io. Ma voglio la tua, voglio i tuoi aneddoti e le tue personali soluzioni specifiche. Per esempio, a me sembra che i tuoi tempi siano lenti e decisi, e veramente sintetici (raccolgono mille precise sensazioni in brevi tagli... sei un poeta). Ecco, mi piacerebbe sentire come ci sei arrivato e perchè lo hai scelto (se lo hai scelto).
Guarda che se tu mi racconti di quella volta che hai capito che ma poi però e allora adesso... io ci penso mentre lavoro. Occhio :) ! Per esempio, mi hai insegnato a togliere le parole in più, a togliere tanto e a far capire lo stesso.
Grazie infinite. E' un post lunghissimo e se decidi di rispondere prenditi tutto il tempo che vuoi.
Grazie, grazie, grazie.
P.S. Però mi viene in mente un tuo problema simile. E se mi ricordo non l'hai risolto neanche tu (terrore). Dicevi che ti piacerebbe poter riportare l'umorismo unico che avevi da ragazzetto con i tuoi amici, ma hai capito che non era possibile, proprio per il discorso che nel fumetto devi togliere parole, per forza. Non trovi che sia un simile desiderio di "realismo"?
Per mio personalissimo parere... L'unico fumettista che conosco che sa ridare del tutto il senso del discorso verbale informale forse è Pazienza: che ne pensi?
Caro Gipi,
dato che qualche mese fa parlavi di aspetti tecnici con gusto, mi permetto di tornare sull'argomento (scusa... so che non è il post giusto...).
Anche se sono alle primissimissime armi, anch'io mi cimento un po' e ci sono tanti ostacoli che incontro. Immagino le soluzioni che troverò e per esperienza generale m'immagino la soddisfazione quando mi renderò conto che finalmente ho superato dei problemi, inoltre ho l'ottimismo di sapere di farcela. Però, adesso che ancora sono moltomolto sull'imparando, volevo farti delle domande... Le tue risposte sono sempre delle pillole che mi tornano in mente quando sono in difficoltà (e mi diverto a immaginarmi il modesto Gipi stupito di sentirsi dire 'ste cose da sbarbatelle come me quasi fosse una rockstar :D )!
Cerco di farmi ordine nel cervellino:
1- REALISMO VS EVOCAZIONE (disegno)
Cercare nel fumetto di riportare tutte le sensazioni o impressioni visive (e non?) della realtà è una sfida persa in partenza? Sarebbe più funzionale lasciare che il segno sia evocativo, come nella poesia? ...Scoprendo così come, per esempio, tratti "poveri" (come i tuoi, se mi passi il termine)sappiano descrivere ancor meglio perchè offrono il punto di vista dell'autore? (Ma non dà mica un punto di vista anche il tratto più realista??)
Bisogna tagliare con un'indulgente ascia autocritica i subdoli istinti che ci farebbero disegnare da belve quasi solo per ostentare capacità? (Mi vengono in mente i tuoi racconti su quando eri uno sbarbo che faceva disegnoni, mi pare, ...fantasy!)
2- LA FOBIA DA SPAZIO BIANCO
Ovvero: che momenti di realtà tagliare = far immaginare al lettore?
Io credo che questi miei mega nodi siano lo stesso problema, che deriva da un mio desiderio antico. Io vorrei poter far capire come esattamente vedo la realtà. Vorrei una precisione chirurgica, vorrei che la mia "telecamera" fossero direttamente le mie pupille (questo discorso vale anche per un super eventuale e inaspettato tentativo cinematografico... Immagina i miei trip tecnologici). Vorrei far vedere davvero tuttotutto quello che il personaggio vede, vorrei far sentire perfino l'odore dei suoi capelli sporchi (se lo sono :) ) che lo mette a disagio...
Vedi, il mio trip di fondo è lo stesso. Nel fumetto coinvolge disegno e sceneggiatura, che in quest'arte ha la caratteristica di necessitare di continui... vuoti.
Ora ti suggerisco la "mia" soluzione. Devo capire, appunto, che tutto è evocazione e che il bravo fumettista (in questo caso) sa sfruttare apparenti problemi come armi in più. Se poi io voglio inseguire quel sogno forse ho bisogno di un altro mezzo. O forse, solo, devo aspettare di saperci fare.
Lo so che mi sono risposta io. Ma voglio la tua, voglio i tuoi aneddoti e le tue personali soluzioni specifiche. Per esempio, a me sembra che i tuoi tempi siano lenti e decisi, e veramente sintetici (raccolgono mille precise sensazioni in brevi tagli... sei un poeta). Ecco, mi piacerebbe sentire come ci sei arrivato e perchè lo hai scelto (se lo hai scelto).
Guarda che se tu mi racconti di quella volta che hai capito che ma poi però e allora adesso... io ci penso mentre lavoro. Occhio :) ! Per esempio, mi hai insegnato a togliere le parole in più, a togliere tanto e a far capire lo stesso.
Grazie infinite. E' un post lunghissimo e se decidi di rispondere prenditi tutto il tempo che vuoi.
Grazie, grazie, grazie.
odddio scusa ho postato 2 volte... :( sono un po' imbranatella... scusa scusa scusa :(
Repubblica ieri a Siena era introvabile, ritardatario mi aggiravo ritardatario per la calura in cerca di edicole aperte coi miei amici che mi guardavano strano? Perchè repubblica?
C'eunfumetto di gipi, aspettatemi qua.
Insomma viva la tecnologia l'ho trovato stamani sul sito di repubblica, alla faccia degli edicolanti di ieri.
Ecco il link: http://download.repubblica.it/pdf/domenica/2006/09072006.pdf
Il fumetto è ganziale!!!
Io che ho sempre visto il calcio come uno stereotipo di tante cose, amato e odiato quallo giocato con gli amici, indifferente quello sportivo, col tuo fumettone diventa anchè lui un linguaggio che docilmente si presta a parlare le tue cose.
Grande, Gianni, come sempre.
(per gli interessati, specialmente per chi alle prime armi, segnano un blog dove postare le proprie cose e venire confrontati e confortati. IL forum si chiama GRAPHITE:
http://graphite.forumfree.net/?f=25338
Buon Tutto!
Syda:
Domande difficilissime. Vediamo se riesco a risponderti.
Ogni tanto vaneggio di regole.
Quando me ne do. Quando mi illudo di darmene, mi ritrovo a infrangerle regolarmente.
Lavorando ad "s." ad esempio, le ho infrante tutte.
Le regole che mi ero dato da tempo, e quelle coniate fresche, apposta per quella storia.
Quindi, non credo che ci possa essere una "regola" per l'espressione.
Una via. Ecco. forse una via rimane.
La storia. il significato della scena da raccontare determina la tecnica, il ritmo, il tipo di disegno.
Adesso, per me, è così.
In "S." sto alternando disegno cartoon a scene realistiche, colore e b/n e via.
L'unico filo è quello della scena da raccontare.
Quando lavoro, ho in mente una specie di musichina, di modesta armonia per ogni scena. La musica può avere timbri e ritmi diversi e la scelta del ritmo di racconto e del tipo di disegno segue questa musica.
Quando leggo la storia ad alta voce (e lo faccio rompendo i maroni a tutti quelli che vengono a trovarmi) spesso metto musiche a bocca, quando passo da una scena all'altra.
Quella musica che sento in testa determina il tipo di tecnica.
Argh. Forse ho fatto più confusione che altro.
La fobia da spazio bianco:
Qui c'è da arrendersi (io lo feci, alla fine) all'idea che il racconto a fumetti è un mezzo a se. Non è un cinema di carta e non è una letteratura con dei disegni dentro.
Questo mezzo ha dei limiti e delle peculiarità.
Nei limiti, per me, per esempio,sta l'impossibilità di tenere lunghi dialoghi: Possiamo usare poche parole, se non vogliamo farci 200 pagine per un dialogo.
Dall'altro però c'è la generazone di tempo e silenzio e ritmo che i disegni in sequenza possono dare.
E il non avere limiti produttivi o spaziali.
Per quanto riguarda i momenti da tagliare per far immaginare il lettore, il famoso spazio di tempo e azione che esiste tra una scena (vignetta) e l'altra, qui siamo nel bello di questo mestiere.
credo si debba cercare una sospensione al millimetro. Pesare i movimenti dei personaggi e le inquadrature in modo che "spingano" sempre in avanti.
Non la so spiegare questa cosa, ma ho visto che succede. Fermando una scena (un'azione) in un particolare punto, si genera un momento successivo (che non viene disegnato, e si genera solo nella fantasia del lettore) che spinge e costruisce l'azione.
Come si faccia, al momento non lo so dire. Non con precisione. Quindi sospendo. Per ora.
Daniele e Quasimai:
grazie per i compliments per la pagina.
Mi venne in mente parlando con il giornale al telefono: Vidi questo campo pieno di fango con questi ragazzini con le gambe secche che ci svolazzavano sopra.
...Erano le risposte di cui avevo bisogno, grazie. Se c'è un motivo di base per cui le trovo sempre così sagge è proprio perchè non sono mai cementi di certezze. Avere dubbi è una cosa sacra. Io mi sento sempre piena di dubbi. E forse se i tuoi fumetti mi danno tantissimo è anche perchè si sente un po' di quella fragilità... con la differenza che fanno intravedere un equilibrio... ma un equilibrio umano.
Ma mi fermo qui perchè altrimenti non mi fermo più.
Grazie infinite
P.S. Hai finito con un "per ora". Quindi attendo, senza ombra di fretta, che le tue idee si chiariscano ancora fino al punto di poter essere scritte.
P.P.S. ... come sarebbe bello se ci fossero più insegnanti con la consapevolezza dell'incertezza ...
FS:
Son gentile. A domande rispondo.
Ognuno ha il carattere proprio.
Non mi riesce non rispondere. A meno che la domanda non sia eccessivamente imbecille.
Il mistero provo a preservarlo comunque. Dicendo e non dicendo. Civettuolmente parlando.
Ce provo.
FS:
e comunque non escludo che tu abbia ragione. Ci penserò seriamente e assai. (da ora.)
Riguardo all'epiteto "povero" Igort invece, il dissenso è (naturalmente) totale.
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