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febbraio 16, 2012

Ioedio

Era da tanto che non leggevo i dieci comandamenti. Se non fossi finito in una trasmissione radio, come ospite, per errore, con la trasmissione di Sanremo in diretta davanti a me, solo due giorni fa, non credo che lo avrei fatto, neppure oggi.
Ma a Sanremo quest'anno Dio si porta moltissimo. Non solo a Sanremo, naturalmente. E' mia personale opinione  che presto ci troveremo a trasportare grosse pietre da piantare in cerchio, in qualche prato, per erigere dolmen e propiziar gli dei del gratta e vinci però insomma, ero là, seduto vicino alla Cuccarini e c'era Dio un po' dappertutto.
Ed oggi, a distanza di due giorni, è  con i dieci comandamenti in testa che mi sono svegliato. Si. i dieci comandamenti della bibbia. Quelli. Ecco un breve riassunto per i nati dopo lo zero:

Un giorno un tipo va su una montagna e un essere invisibile ma grossissimo e con il vocione gli incide con una specie di dito laser invisibile (ma grossissimo) un ipad di pietra che quest'uomo portava sempre con se. Ecco dieci regole che se sgarri muori.

Così, più o meno, sono nati i dieci comandamenti.
Ad un bambino ics che si avvicini al catechismo verrà spiegato che questi comandamenti recitano così:
(prima che me lo facciate notare: si, tutti questi testi sono copiati da wikipedia.)
Dicevo: dicono così:

1. Non avrai altro Dio all'infuori di me.
2. Non nominare il nome di Dio invano.
3. Ricordati di santificare le feste.
4. Onora il padre e la madre.
5. Non uccidere.
6. Non commettere atti impuri.
7. Non rubare.
8. Non dire falsa testimonianza.
9. Non desiderare la donna d'altri.
10. Non desiderare la roba d'altri.

Questa mattina non mi sono svegliato pensando di uccidere qualcuno e quindi infastidito dalla presenza, del comandamento "non uccidere", altre volte è capitato, ma oggi no. Mi sono svegliato pensando a quanto Dio avevo sentito nell'aria nella trasmissione di Sanremo prima serata, mentre ero finito, per sbaglio, in una trasmissione radio dove ero convinto avremmo parlato di cinema.

Oddio: quanto dio avevo sentito nell'aria
E' un modo brutto di dirlo, sembra un profumo, un odor di santità, non era così. 
Dio era nell'aria come una canzonetta, un motivetto, un "trend" (e non userò mai più questa parola per tutta la vita, Dio, te lo giuro, fulminami col tuo ditone laser se dovessi ricaderci!).

Dio era presente in testi di canzoni, nelle parole del cantante conduttore, sottolineato dalle partecipi ovazioni del pubblico pagante, quando veniva citato. 
"Dio c'è" recitavano scritte storiche su centinaia di cartelli stradali, quando ero ragazzo, seconde, come diffusione solo ad un enigmatico "Pietro ti amo Mauro" che inquietava le mie notti di ragazzino, lasciandomi per sempre senza risposta: Pietro, a sua volta, amava Mauro? Lo amò mai? O morì Pietro, di dolore per amor mancato dopo aver vergato sui cartelli della penisola intera il nome dell'amato?

E Dio c'era. A Sanremo, questo è sicuro. Lui (Dio, non San Remo) vi direbbe che certo che c'è, è ovunque e io non avrei certo le palle di rispondergli a tono, ma vorrei sottolineare che a Sanremo, l'altra sera, c'era di più. E' per questo che mi sono trovato a pensare ai dieci comandamenti.

Se c'è una cosa che mi piace della religione cattolica moderna è la sua possibilità di customizzazione. Nessuno, io per primo, vorrebbe una religione antiquata come quella professata in molti paesi del medio oriente, o qualche altra roba che implichi dedizione e sacrifici e rigidità. Insomma, siamo nel 2012, l'anno del contatto, non è che possiamo continuare a interpretare le parole di Dio come nel medioevo.
La religione cattolica è fatta per essere customizzata. Nasce così, in quella forma adatta, modulare. Uno dei comandamenti più interessanti, per esempio, è quello che dice "Non nominare il nome di Dio invano".
Questo è uno dei primi esempi di customizzazione religiosa di alto livello, in altre parole una trasformazione del senso di un dettato religioso ai fini di una sua migliore e più efficace utilizzazione in ambito moderno messa in atto non dalla base ma dall'elite religiosa stessa. (Potete respirare).

Insomma, i capi della religione cambiano di loro volontà un comandamento arrivato direttamente dal cielo. Spiegano anche bene perché lo fanno: perché così si capisce meglio.  Come dargli torto? Questa è modernità.

Il comandamento originale infatti recitava "Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù in cielo, né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra."

Questo è stato trasformato in "Non nominare il nome di Dio invano".
Meglio.  Più semplice, conciso, facile da portare. Inoltre, se scelleratamente si fosse scelto di aderire al messaggio originale vergato in laser su retina dispietra non avremmo avuto opere d'arte meravigliose ad arricchire il nostro cuore. Quindi io sto con i pretoni che secoli addietro, decisero di modificare quel comandamento e di permettere ai vari Michelangelo e Bernini di farmi drizzar il pisello ancora oggi, dopo secoli, con i loro lavori. Tank you pretoni, god bless you all.

Insomma, capite? Noi non siamo degli arabi retrogradi! La nostra religione è migliore delle altre. La religione cattolica spacca proprio perché adattabile alla modernità. 
Customizzabile è la parola. 

Un esempio di questo: io. 
"Io " è l'esempio che ho a portata di mano adesso, quindi lo uso. "Io" spesso parlo di Gesù Cristo, figlio dell'omone con vocione etc. 
Parlo di Gesù, rifletto sulle sue parole ed a volte, e pure in pubblico, me le rivendo come esempio da seguire.
Naturalmente mi rivendo quelle che mi piacciono di più, che non generano in me soltanto modiche contraddizioni. Insomma, mi customizzo i contenuti del vangelo a mio piacimento e questo, secondo me, è fico.
Ad esempio, io non riconosco l'esistenza di Dio in cielo, insomma, sono uno di quelli che "non ci credono". Però mi piace Gesù. Naturalmente quando Gesù stesso parla di vita eterna e di essere il figlio di Dio io mi volto dall'altra parte e fischietto, perché a me quella parte lì, uffa, non interessa proprio. Ma mi piace Gesù. E' fico.

Molti ricchi vanno in chiesa, si professano credenti, ma accumulano ricchezze, in culo all'ago e al cammello. Cosa fanno? Sono cattivi? 
No. Semplicemente customizzano la religione. Usano, giustamente solo le parti che gli vanno a genio, che gli stanno giuste. Indossereste voi un abito sette taglie più  stretto o che vi imponesse, per entrarci, di fare settimane di esercizio fisico e rinunzia a cibi succulenti?
Non scherziamo.
Perché dimagrire noi quando possiamo far ingrassare l'abito?
La nostra religione è così. Tessuta nel materiale più elastico che c'è. 
Impermeabile agli scrosci di pioggia del progresso ed al contempo perfettamente mutabile e adattabile. Un materiale tanto simile a quello utilizzato realizzare le tute de Gli Incredibili. Si allunga si accorcia si restringe e può pure diventare invisibile, quando serve.

Così, l'altra sera, vicino alla Cuccarini, in radio, io pensavo a Dio. A quell'essere invisibile e grosso grosso col vocione. Ci pensavo perché dal palco del teatro Ariston me lo tiravano nel muso, non perché c'avessi qualche predisposizione naturale. E' solo che ne parlavano un po' tutti. E tutti ne parlavano bene. 
Il conduttore cantante parlava anche del paradiso. la cosa bella di questo approccio "fai da te " alla religione è che , come in questo esempio, si può parlare di Paradiso (maiuscolo) come di qualcosa che esiste davvero: il "Paradiso". Proprio quello. Con le nuvole e tutte le persone buone che hanno vissuto dall'homo sapiens in poi. 
Ehi. Brutto pensiero.
Non facciamo scherzi. Non ditemi che c'è il rischio di trovarsi in paradiso accanto a degli homo sapiens che non sanno neppure cosa è una saponetta. Non scherziamo. Ritrovarsi in mezzo a degli scimmioni puzzolenti che ti danno una clava in testa e poi ti ingroppano non è proprio la mia idea di paradiso.
Ho divagato.
Si, però la domanda rimane. Gli homo sapiens buoni li ritroveremo in cielo? Ah no, che idiota, tutto quello prima dello zero lo ha preso nel culo. Insomma prima della parola di Gesù, venuto a salvarci, tutto al macero, a parte qualche profeta con le visioni rinchiuso in qualche grotta, tutta sudicia.
Quindi niente fenici o antichi egizi tra i coglioni? 
Meglio.
Barbari. Barbari però si? Ah no, neppure quello perché credevano in qualche dio sasso neanche parlante. Barbari.
Solo persone fighe dunque, in paradiso. io, Frank Zappa, Truffaut, tutti seduti insieme a un tavolino bianco e soffice come quello degli spot del caffè. Figo.
Ho divagato di nuovo.

Si può parlare di Paradiso, dicevo, ma, lo si può  tranquillamente fare negando l'inferno. L'altra sera, a Sanremo era evidente che il conduttore cantante stesse parlando di paradiso e della bellezza di quei paesaggi senza prendere in considerazione l'orrore del suo contrario infernale e la presenza delle leggi ferree che a quel posto "infernale" appunto, possono condannarci, al minimo sgarro.
Perché dico questo?
Il conduttore cantante, ad esempio, è miliardario.  E stando alle parole del figlio dell'ormone con il ditone di laser, un ricco col cazzo che ci mette piede in paradiso. Ma allora, in caso di morte, il conduttore cantante dove andrebbe? A meno di non credere anche agli zombies, (che come religione non sono male neanche loro ma pochissimo customizzabili, insomma, quelli ti mangiano il cervello e stop, non ci sono margini) a meno di non credere anche agli zombies vien da pensare che se credi al paradiso, dopo morto dovresti temere pure  il suo contrario  avendo infranto palesemente alcune leggi fondamentali. Ma questa cosa, semplicemente non succede. Non succede nella mente del conduttore cantante, non nel suo cuore e non nel mio.

E qui sta la grandezza della religione cattolica, non mi stancherò mai di ripeterlo. Prendo il paradiso, perché mi serve per un mio pensiero o un'operazione retorica, e scarto l'inferno. no, grazie, non mi serve, sono a posto così. Nemmeno un girone, tagliato fino? No, grazie davvero.
Scelgo alcune frasi di Gesù, come quelle sulla fratellanza perché mi ispirano e scaldano il cuore e mi fanno sentire buono ma ignoro, senza problemi, decine di altri concetti, la cui applicazione mi metterebbe in seria difficoltà.
Ecco, pensavo a questo oggi. A come sia figa la religione cattolica, a come sia troppo giusto il modo in cui la viviamo, a come ce ne siamo impossessati e fatto guardaroba. A quanto sia ganzo aver tradotto la "spiritualità" in misticismo agile e portabile e a quante cose buone e divertenti potranno venire da questa gioiosa operazione. Anche se ora, al di là della visione di questo prato verde sferzato dal vento, di questi uomini con tuniche druidiche che trasportano pietroni e li piazzano in cerchio e  si mettono a cantare "io sono un italiano, un italiano vero" per ingraziarsi gli dei del gratta e vinci, ecco, a parte questa visione, ad oggi, a questo istante, altre cose buone non ne vedo. Ma arriveranno, vero?






giugno 10, 2010

Il ritorno del Male? Non ce n'è alcun bisogno.

Vado a visitare il blog di un amico, Daniele Marotta. Trovo un articolo che mi incuriosisce. Una polemica a proposito del ritorno del giornale satirico "Il Male".
La discussione nasce da un confronto tra Massimo Caviglia e Flaviano Armentaro. Per il proseguo della lettura devo specificare che Massimo Caviglia è Vecchio, mentre Flaviano Armentaro è Giovane. Insomma, una discussione tra un autore Vecchio e un autore Giovane.

La questione mi si rivela con la lettura dello scmabio di email tra l'autore Giovane e l'autore Vecchio, a proposito della pubblicazione sul nuovo Male.
Le riporto qua, visto che l'autore Giovane l'ha resa pubblica.

Il testo inizia con la voce dell'autore Giovane. La versione originale è consultabile qui:

la riporto qui sotto, per comodità:


update!


la risposta di Massimo e la mia controrisposta. poi basta tediarvi con queste cose.


Quanta ipocrisia, retorica e malafede in quello che scrivi, a cominciare dal "lusingato e onorato", dagli abbracci e gli "in bocca al lupo", solo per arrivare agli sputi in pubblico.


Io non ho mai approfittato di avere alle spalle qualche bulletto virtuale che fa la claque e commenta sul blog senza ascoltare l'altra campana.


Se il tuo metodo per emergere e' quello del giovane cowboy che spara alla schiena del vecchio, hai sbagliato bersaglio: Vauro e gli autori di satira con cui stiamo preparando il Male non sono Berlusconi e i suoi ministri. Semplicemente, ognuno di noi ha un modo diverso di fare satira e - nonostante il piacere di promuovere le iniziative gia' esistenti (chiedi a Mamma e Scaricabile, prima di sputare veleno) - non puoi chiederci di non fare il giornale che vorremmo. E non si tratta di poltrone o di soldi ma di un progetto, qualcosa che vogliamo creare e condividere tra noi e con gli altri.


Ho sempre appoggiato le nuove iniziative e i nuovi autori, ma ognuno di noi vede la satira a modo suo, altrimenti Mamma, Scaricabile e Metro si sarebbero gia' intrecciati da tempo. Invece c'e' chi preferisce leggere piu' testi, chi piu' illustrazioni, chi piu' giornalismo, chi piu' vignette, chi piu' storie, e ognuno aderisce a questo o quel progetto secondo i propri gusti. Anche i lettori.


Hai accusato la vecchia guardia della satira di avere piu' colpe di Berlusconi, ma e' una tesi ridicola e falsa: innanzitutto perche' nei salotti non ci siamo mai andati (leggi bene i nomi dei partecipanti al progetto), e poi perche' abbiamo sempre rischiato con i nostri editori cause milionarie e conti in rosso.


Sarebbe facile dare la colpa ai lettori che non comprano le centomila copie di un giornale di satira come all'estero, ma abbiamo sempre continuato a farla onestamente, senza livellare al basso. Non e' facile, né è cosa da grandi numeri, quindi e' assurdo che tu pretenda garanzie da ministero con ferie e contributi pagati. Sappi che non abbiamo mai chiesto per prima cosa a un editore "quanto ci paghi" ma "quanta liberta' abbiamo di scrivere e disegnare quello che ci pare contro ogni potere". Se al Male ci saranno degli utili li divideremo, ma se e' la prima cosa a cui pensi hai sbagliato lavoro.


E nessuno voleva farti ombra, anzi il contrario.


Per me la polemica e' chiusa, ma immagino che a te serva tenerla aperta per avere ancora un po' di visibilita'.


ciao Massimo
non si tratta di lusinghe e poi insulti e sputi. io sarei veramente onorato di disegnare accanto a voi, ma su una rivista nuova, con un nome nuovo e con contenuti nuovi, con un modo di fare satira più fresco (e su Scaricabile qualche prova l'abbiamo data)
non su un cadavere riesumato.
il pubblico, soprattutto quello pagante, si merita di più che roba trita e ritrita
quello che vi si chiede è di supportare queste iniziative non di pescarci dentro e prendere come riempitivo.
questo no, questo fa male. impoverisce.


se il progetto del nuovo Male è così sentito allora andrebbe trattato diversamente, non mandando mail sbrigative a contatti pescati da scaricabile, svilendo il lavoro di redazione di quei quattro o cinque autori che hanno messo in piedi la rivista di cui anche tu hai goduto per 33 numeri.
ne tantomeno offrendo forfait vaghi. non credo che abbiate difficoltà a reperire i fondi, anche mettendoceli di tasca propria, per anticipare i pagamenti agli autori.


questo mi fa incazzare!
scegliete una squadra di autori e trattateli con rispetto! con la stessa riverenza che riservate a Bucchi, Vauro o Luttazzi.
la scusa del "vi diamo la possibilità di farvi vedere al grande pubblico" ormai non regge più. ne avete abusato. cosa è rimasto degli autori che hanno pubblicato su Emme? qualcuno gli ha dato altre possibilità?


se non ci rimane neanche il rispetto tra di noi e il rispetto per l'intelligenza dei lettori allora è finita, è proprio finita.






Premessa


questa mattina mi è arrivata una mail di Massimo Caviglia che mi chiede di collaborare al numero 0 del Male assieme a Vauro, Vincino, Scozzari, Liberatore, Mannelli, Perini, Bucchi, Riondino, Willem, Luttazzi (senza però parlare di contratti o prezzi, tu invia e basta!). L’ipotesi di pubblicarci sopra mi si era già palesata nei giorni precedenti per via di un’altra iniziativa di satira nella quale sono coinvolto e che non vi sto a spiegare ora. Quindi i pensieri che mi girano in testa lo fanno da parecchi giorni e il livore che mi contraddistingue in quanto persona repressa esplode con l’arrivo della suddetta mail.


Ho deciso di rispondere pubblicamente, non me ne voglia Massimo, ma ho bisogno queste cose di esternarle e so bene che facendolo mi farò terreno bruciato per eventuali collaborazioni e commissioni future nel settore. Ma va bene così, se devo fare questo mestiere voglio farlo in un ambiente che mi piace. Di fare la comparsata accanto a dei grandi artisti e poi ogni giorno continuare a rodermi il fegato per portare il pane a casa, non me ne viene niente.


Caro Massimo


ti ringrazio, sono lusingato ed onorato di avere la possibilità di pubblicare accanto a cotanti e cotali maestri. Io con i fumetti tuoi e di Disegni su Comix e Totem ci sono cresciuto ed anche con i favolosi ritratti sgradevoli di Mannelli e le genialate di Scozzari e Liberatore. È da li che viene la mia passione per il fumetto, è li che si è costruito il mio senso dell’umorismo ed anche il mio pensiero critico. Sono stati anni fantastici, voi, Bergonzoni, Luttazzi, Fazio, Guccini, Totaro e tutti gli altri.


Ma sono passati anni, tanti, ed oggi la satira versa in uno stato pietoso. Nenache il Fatto è riuscito a risollevarne le sorti, pur avendone la possibilità, con il suo inserto satirico ha ripiegato su una comicità sciacquata. Di chi è la colpa di tutto questo? Di Berlusconi? Del PD? Della censura? No, la colpa per me è vostra! Avete avuto 30 anni a disposizione per fare in modo che la voce satirica del nostro paese diventasse forte ed indipendente ed invece vi siete accontentati di collaborazioni laterali e dipendenti dai direttori di giornali. Emme è stata l’ultima vittima illustre, eppure Vincino, Staino, Vauro e tutti i soliti noti continuano a saturare qualsiasi media, giornali, televisione, addirittura diari e quaderni per la scuola.


Non schioda nessuno! E a quanto vedo non c’è neanche la voglia di farlo in futuro. Ecco e allora non siete poi così diversi dai nostri governanti che tanto critichiamo e che sono li mandato dopo mandato sempre gli stessi, a fare e dire sempre le stesse cose.


Le iniziative di satira ad oggi ci sono, Mamma e Scaricabile per fare due nomi tra i migliori, ci collabora un parco autori numeroso e pieno di spirito d’iniziativa, c’è voglia di fare e di innovarsi. E voi che avete la possibilità in quanto personalità del settore cosa fate? Invece di promuovere ed aiutare queste iniziative mi andate a riesumare una rivista morta e sepolta da anni? Ma che bisogno ce n’è? Per puntare sui nomi conosciuti e vendere copie in più? È questo lo scopo della satira?


Vi dico una cosa, per un Bucchi (non me ne voglia, prendo a caso) che viene strapagato dai giornali ci sono 50 altri vignettisti che non vengono pagati, a cui si chiede collaborazioni “a buon rendere”, che sono costretti a lavorare nei call center o come commessi ma che nel tempo libero si dedicano con passione alla satira, perché è qualcosa più forte di loro e non gliene frega un cazzo di non essere pagati.


Quello che ci vuole oggi non è il Male, quello che ci vuole oggi è innovazione, freschezza, cattiveria tanta, quella di chi la crisi se la vive sulla gobba non di certo di chi presenzia ai salotti di viale Mazzini o di chi si è comprato case su case con i cachè dell’Unità, di Repubblica, del Foglio. E c’è bisogno che voi alziate la voce per sostenerci e promuoverci, non di certo per faci ombra, fin quando sarà così non ci sarà possibilità di crescita per la satira.


Un abbraccio ed un in bocca al lupo per la vostra nuova avventura.

Ecco. Questo è quello che ho letto questa mattina e che mi ha portato a scrivere quanto segue.

E ora è il momento delle premesse.

Premetto che dal nuovo Male non ho avuto alcun invito a collaborare e che questo mi ha fatto quasi piacere, visto che conosco personalmente alcuni degli autori coinvolti e immagino che abbiano ricordato la mia posizione riguardo al mio rapporto con la satira
Insomma, preferisco raccontare storie.

Seconda premessa: Molti degli autori che pubblicheranno su Il male, di solito, non mi fanno ridere. Per niente. Non mi fanno neppure riflettere.

Terza premessa: Credo che riesumare il Male sia una scosa che non andrà da nessuna parte, ma credo pure che le cose non si fanno per andare da qualche parte o perchè abbiano successo, si fanno perchè si ha voglia di farle, perchè ci piace. E questo dovrebbe bastare.

Quarta premessa: sono molto legato ad alcuni degli autori del male, a Mannelli in particolare, che è un mio maestro di visione del mondo. A Vincino, che imitai, senza volerlo, ai tempi di Cuore e dal quale appresi come si possa amare il disegno, anche da grandi, come lo ama un bambino. A Scozzari, che porto nel cuore e nel cervello, anche se lo prenderei a puntate nel viso molto spesso e che ho pure sgamato a prendermi per il culo in pubblico. (Ho un passo leggero, quando voglio. E orecchie enormi.)
Ce ne sono altri, ma non importa.

Dopo le premesse torno alla questione. Ho deciso di scriverne perchè ho letto posizioni concordanti con quella di Armentaro anche da parte di miei amici e questo mi ha rattristato. Ne scrivo anche perchè le argomentazioni dell'autore Giovane mi fanno rabbrividire. Mi fanno rabbrividire anche molti dei commenti a supporto della sua tesi che ho potuto leggere su Facebook.
A proposito di FB. Avrei voluto rispondere là, sulla discussione aperta da Armentaro (l'autore Giovane) ma non ho potuto farlo, perchè non ci siamo mai inviati la richiesta di amicizia.
Tra l'altro, da un mese e più, il mio account di Fb stava chiuso. L'ho riaperto solo per leggere la discussione. Speravo di poter intervenire.
Comunque, detta discussione la trovate qui.

Per quanto mi riguarda, ho iniziato a lavorare con una tale smania di comunicare che ai soldi proprio non ci pensavo mai. Ho lavorato per Cuore, Boxer, Il Clandestino, Blue, altri.. sempre con lo stesso entusiasmo e sempre scoprendo "dopo" quanti soldi mi avrebbero pagato (quando mi hanno pagato).
Per dire, la prima volta che mandai le mie vignette a Cuore ne spedii una ventina, via fax e manco ci avevo messo un recapito per rintracciarmi, fu una mia collega (grazie Simona) del lavoro dove stavo allora a farmi scrivere almeno un numero di telefono, nell'ultima pagina inviata.
Mi ricordo che le chiesi "e perchè?" quando mi disse di farlo.
Ero giovane. Ero, al tempo, anch'io, un autore Giovane. Facevo altri lavori per campare.

Nella lettera di Armentaro a Caviglia riconosco quelle cose che tanta angoscia mi danno in questi tempi moderni. Parto dalla forma, che tanto è importante, secondo me, e tanto rivela. I termini usati.
Li cito, scusate se il testo risulterà prolisso:

"questa mattina mi è arrivata una mail di Massimo Caviglia che mi chiede di collaborare al numero 0 del Male assieme a Vauro, Vincino, Scozzari, Liberatore, Mannelli, Perini, Bucchi, Riondino, Willem, Luttazzi (senza però parlare di contratti o prezzi, tu invia e basta!). "

Ecco, il metodo "tu invia e basta" è sempre esistito. Per quanto mi riguarda, spesso, lavoro ancora così.
Iniziai a lavorare per Repubblica senza sapere quanto avrei preso, idem per Internazionale, idem per tutti i libri che ho fatto con Coconino. Ho sempre scoperto "Dopo" questa cosa.
A volte sono stato più contento, a volte meno. Ma ho sempre fatto così. Lo so: io sono scemo e voi siete furbi. Ma io sono fatto così e sono convinto che (per me) essere fatto così sia propedutico alla creazione artistica.
Questo è un discorso complesso, potremo affrontarlo in futuro, volendo, ma adesso c'è già abbastanza carne al fuoco.
Naturalmente, visto che misuriamo il mondo con i nostri occhi soltanto, quando vedo applicare "l'altro" metodo, storco la bocca. E parecchio.


"..ho bisogno queste cose di esternarle e so bene che facendolo mi farò terreno bruciato per eventuali collaborazioni e commissioni future nel settore."

Brividi. Sentire parlare di commissioni e di settore per questo lavoro mi fa una paura bestia.
Mai, neppure per un secondo, ho mai considerato il disegnare, il raccontare storie, il fare strisce di satira un appartenere a un settore, o di dovervi rientrare.
Mai ho pensato in termini di "commissioni", sempre e solo in termini di opportunità di espressione. Spazi di libertà.
E mai ho pensato ai buoni rapporti. Con nessuno. Ci sono le storie. La voglia di raccontare. La cosa, per me, finisce qui.

Possa perdonarmi l'auotre Giovane se faccio questo odioso lavoro di analisi delle singole frasi. Immagino che possa risultare fastidioso.
Ma credo che sia importante riflettere su questo.
Armentaro si lamenta che non ci siano state negli ultimi trent'anni, delle riviste di satira come si deve. Rimprovera gli autori Vecchi di stare al loro posto, pagati fior di quattrini e impedendo ai Giovani di farsi strada.

Mae i Vecchi fanno bene a non togliersi di torno. Sono i Giovani che dovrebbero essere più forti e spaccargli la faccia. A suon di innovazione e disegni con i controcoglioni e visioni della vita trasversali e innovative.

Ma se i Giovani vedono questo mestiere come qualsiasi altro mestiere. Se richiedono di avere il culo parato, di dar da mangiare alle famiglie (fanculo alle famiglie. Non fate i figli se questi vi tolgono i coglioni per fare a schiaffi con il mondo) come possono sperare di trovare un altro passo?
Quando i cromosomi sono modificati sono cazzi. Quando non si riesce (e non si riesce, leggetevi i commenti di approvazione all'esposizione di Armentaro, per vederlo da soli) a ragionare in termini extra-economici allora quale spirito rivoluzionario e trasversale si può sperare di avere?

Sei un autore Giovane, ti chiama il Male a disegnare? Bene.
Pensi che ti offriranno un paginone intero da riempire ogni settimana? Male. Questo non accadrà.
Devi spaccare il culo agli altri. E potrai stare certo che gli autori Vecchi non molleranno il loro spazio, magari pure riempendolo con delle stronzate e facendoti girare i coglioni, perchè così è. E allora?
Sono Vecchi. Devi sopprimerli.

Non ci sono garanzie. No ferie pagate. Nessun indennizzo per malattia o invalidità in questo mestiere. Non si sapeva? io lo sapevo da quando ero un ragazzino.
Non ci ho mai pensato. ora ho 46 anni, senza alcuna prospettiva di  pensione e finirò barbone, se il cervellino smetterà di raccontarmi storie.
E va bene così. Vaffanculo.

Questo lavoro, se lo si fa con lo spirito giusto, può darti quella cosa impagabile che si chiama libertà. E' l'unica cosa che conta. L'unica.
L'aspetto terribile è che questa vicenda mi ha ancor più fatto rendere conto di quanto lo spirito di tanti Giovani sia mutato. Di come abbia vinto la religione dell'economia. Di quanto profondamente sia ormai radicata.
Anche in chi la nega, nelle parole, ma la osserva nei comportamenti, nelle argomentazioni.
Ditemi che ho torto. Che non è così, e riempite queste pagine di post di ragazzi giovani che mi dimostrino di non essersi persi lo spirito tra gli scaffali di qualche cazzo di Mediaworld.
Fatelo, per favore, sputtanatemi.
Altrimenti continuerò a pensare quello che ho scritto come titolo dell'articolo: che del Male non c'è alcun bisogno, ne abbiamo già piene le ossa. In profondità, dove non arrivano neppure le TAC.

Come si chiama una premessa alla fine?
Postmessa?
Postmessa:
A me dell'uscita del Male non me ne frega una minchia. E manco faccio gli auguri agli autori. So che si divertiranno, si scazzeranno, passeranno ad altro. Non hanno bisogno degli auguri di nessuno.
Le cose vanno così.
Tanti li conosco. Li ho visti, con questi miei occhi quasi vecchi, gioire per l'arrivo di qualche disegno di autore sconosciuto che era andato dove loro non erano riusciti ad andare.
E' una cosa che rode il culo, sapete? io l'ho provata. Fa stare malissimo. Ma se mai questo lavoro, a quelli bravi, lo spazio glielo lasci. Ci patisci, ma glilo lasci. Io l'ho visto succedere.
Ma niente contratti. Nessuna sicurezza.
E' così. E a me, figuratevi, questo sistema piace pure.