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marzo 01, 2012

La Teoria dei tre colpi

Un giorno ho scritto una lettera ad una ditta che noleggia apparecchiature cinematografiche, a Milano. Volevo provare a girare delle cose con una digitale seria, con un rig serio e degli obiettivi seri. Ho fatto due conti, potevo affittare le cose per due o tre giorni. Volevo fare un esperimento. Un cinemino leggero, di rapida messa in moto e di costi bassi.
Però sono un ragazzo fortunato ed alla mia lettera è arrivata la risposta di una persona che conosceva il mio lavoro ed abbiamo cominciato a parlare. Ci siamo incontrati ed abbiamo fatto amicizia.
Qualche settimana più tardi stavo andando a Roma a portare una sceneggiatura a Fandango. In treno ho avuto un'idea per una serie a puntate. A Roma, ho pranzato con il mio amico Roan Johnson, gli ho raccontato l'idea e mentre gli zucchini cuocevano ci siamo messi ad inventare e raffinare la storia.
La Teoria dei tre colpi era il titolo provvisorio. Ma sta ancora là.
Le persone di Milano alle quali avevo scritto la lettera sono venute da Milano, con una Canon C300 e un set di obiettivi Zeiss compact Prime (questo lo specifico per i maniaci come me).
In verità avevano un furgone pieno di attrezzatura. Una piccola troupe.
Ho mobilitato tutte le persone di buona volontà che conosco in zona. Ho chiamato Gabriele Spinelli (L'ultimo terrestre) e Lino Musella, un giovane, bravissimo, attore napoletano. Gli ho raccontato la storia, ho spiegato che non c'era una lira e tutto il contorno.
Abbiamo girato per tre giorni, una specie di trailer, scene da vari momenti della storia. Un test tecnico e artistico. Un esperimento di autoproduzione.

Finalmente la macchina da presa l'ho tenuta in mano io. Non potevo proprio più farne a meno. Per me è stato strano scrivere il primo film e non maneggiare la cinepresa. Era come far disegnare ad un altro, oppure conquistare una bella ragazza e poi al momento di farci l'amore, chiamare un altro, che magari sarà pure più bravo, però, insomma..
E questo non ha niente a che vedere con la qualità dell'operatore, anche perchè il mio sul film, era splendido. E' proprio una questione di taglio e di stile, oppure una cosa sessuale, fate voi.
In questi giorni ho montato il trailer. Una specie di riassunto di tredici minuti. Sono molto contento. Presto sarà disponibile per la visione. Intanto alcune immagini.

febbraio 20, 2012

Filmini

Sabato cominciamo a girare. 
Che cosa? Forse non importa neppure.
C'è stato un tempo in cui mi bastava mettere le mani su una videocamerina x per non sentire più il mal di schiena. Una volta mi è stato fatto presente che era agosto, c'erano 40 gradi e io stavo sotto il sole da sei ore, sul cemento di una stazione. Non me n'ero accorto: avevo una videocamerina x in mano (una Canon xl1 per gli appassionati) e mi sembrava la cosa più bella da tenere in mano, se si escludono parti anatomiche umane. 
E' successo lo stesso (il contrario), un'altra volta.  Su un tetto, a gennaio, e c'era un microfono che congelava appena lo lasciavo sulle tegole, da solo.
C'erano anche due amici avvolti in delle coperte e nel girato si vede e si sente tutto il freddo che avevano.

Insomma c'è stato un tempo in cui mi divertivo, e tanto, a filmare le cose. Era un gioco, fatto con mezzi zero e tutta la serietà possibile, come si deve fare, secondo me, quando si gioca.
Con una mia cara amica che non c'è più, a volte parlavamo di questo, di come fosse bello fare "i filmini". 

Poi queste cose le ho dimenticate, perché uno invecchia a tradimento, proprio quando è convinto che non stia accadendo. Ti dici solo che "le cose sono cambiate" ma in realtà quello cambiato sei tu. E pensi di essere diventato più serio e invece hai solo fatto un passetto verso il posto dove non ci si diverte più.

Sabato arriverà una troupe di coraggiosi volontari da Milano. Avremo una bella attrezzatura: una Canon C300 appena sfornata e tutte le ottiche Zeiss necessarie, ed i rig per maneggiarla. Pure un fonico volontario. Un miracolo.

Ci saranno due attori molto bravi, che hanno ricevuto solo una mezza pagina di sceneggiatura senza dialoghi  dove gli viene raccontato, più o meno, chi saranno per tre giorni. Improvviseranno. Nella scena hanno i loro nomi, Gabriele e Lino. i personaggi, intendo, hanno i loro nomi. Ci saranno gli amici che da sempre mi affiancano in ogni pazzia economicamente fallimentare.

Gireremo scene slegate tra loro, alcune su un lago, altre in un edificio abbandonato, in una stazione,  e non abbiamo permessi e temiamo che ci venga a prendere la polizia. A loro dovremo spiegare (e bene) che stiamo solo giocando.

Scopo del gioco è girare una seria a puntate. Una roba vicina ai marciapiedi, come direbbe quella che fu Loredana Bertè. 
Questa prima parte è una specie di trailer, un test tecnico delle attrezzature ed anche un check di compatibilità umana tra me e gli altri commandos che si sono voluti affiancare a questa operazione.
Perché a dirigere saremo in due: io e Roan Johnson
Roan è un pisano anche lui, anche se non sembra. Ha fatto un film uscito da poco: I primi della lista

Naturalmente ci sarà da spendere soldi, perché le persone che lavorano devono mangiare e dormire e mettere benzina, quindi alla fine del gioco non avrò più un euro in banca, ma questo è già successo altre volte.

Però abbiamo una storia da raccontare, degli attori bravi e dei commandos. In teoria dovremmo essere a posto.
Però se ci fate gli auguri siamo contenti.

Altro:
Visto che qui c'erano delle righe vuote ne approfitto per fare i complimenti ai Taviani's Brothers. Che vinsero a Berlino un premio prestigioso. Ed anche a Vicari e Fandango che con Diaz si sono portati a casa il premio del pubblico. 

luglio 17, 2011

Dies Romana

Non uso più il 3570. I tassisti del 3570 hanno spesso simboli del duce come portachiavi. In voga il mini manganello con su il profilo del duce in tre quarti e qualche scritta mezza cancellata dal sudore delle dita.
Ho trovato una cooperativa di tassisti buoni. Vanno più piano, ci vuole maggiore pazienza, quando si chiamano, perchè sono pochi. Solo trecentocinquanta.
Però, per dire, quanti cazzo di taxi sto prendendo in questi giorni, ieri due di questi tassisti mi hanno riconosciuto e salutato per nome. Mi hanno chiesto come andava il lavoro. Uno sapeva pure dove portarmi. Mi ha parlato dei prezzi di affitto dei Camper. Vorrebbe affittare un Camper. Io gli ho detto che vorrei andare a Montecitorio con un forcone.

Il film va avanti. E' partito il dvd per una eventuale partecipazione al festival di Venezia. Abbiamo tutti le dita abbastanza incrociate. Fosse solo per tutte le persone che in questi mesi ci hanno lavorato, senza risparmiarsi mai.

Quando non sono in taxi, cammino. Sempre con la musica nelle orecchie. Era da quando me ne stavo a Parigi che non passeggiavo con la colonna sonora. Mi ero scordato quanto mi piacesse.
L'importante è mettere i pezzi in riproduzione casuale. Anche se a volte l'iphono mi spara nelle recchie degli appunti vocali che ho preso non so quando e dei quali non capisco mai il senso.
Eppure quando li ho registrati dovevo essere sicuro che ne avessero uno. Uno importante, tanto da non poter essere dimenticato. tanto da fare una cosa idiota come registrare un appunto vocale. Manco fossi il detective di Twin Peaks.

La notte lavoro alle musiche. Dormo poco ma succedono cose molto emozionanti. Anche se spesso, quando succedono, faccio fatica a tenere gli occhi aperti. Per fortuna le orecchie non si possono chiudere.

Al parco dove vado a prendere il sole sono arrivati i vigili di Alemannus. Mi hanno fatto rimettere la maglietta. Ho pensato che lo avessero fatto perchè sono brutto. Non ho osato ribattere. Poi ho visto che hanno fatto rivestire tutti quanti. Anche due ragazze in bikini che prendevano il sole vicino a me e che brutte non erano.

Ho raccontato la cosa ad un tassista del 3570 (ancora li frequentavo) e lui ha dato ragione ai vigili. Perchè le donne brutte non dovrebbero scoprirsi. Gli ho detto che quelle ragazze non erano brutte. Che ero io quello brutto. Gli ho chiesto anche chi avrebbe dovuto decidere chi è brutto e chi no. Non mi ricordo cosa ha risposto. Ero preso dal dondolare del portachiavi con la testa del duce.

Sono stato a Radio 24 a registrare una trasmissione radio finta per la prima scena del film. Era un mio sogno. una trasmissione radio finta con Giuseppe Cruciani. Per tutti gli anni in cui lavoravo ai fumetti lo facevo con la sua voce nelle orecchie. E' stato incredibilmente bravo e brillante. Così come i finti ascoltatori che avevo reclutato.
la trasmissione è durata 20 minuti e non ho mai smesso di ridere. Purtroppo nel film ne ho potuto montare solo 4 minuti. Ma la versione integrale la metterò nei contenuti speciali del dvd.

C'è una signora rumena alla quale do delle cose da lavare. Vive in una baracca senza luce, con tre bambini. Fa l'elemosina vicino alla Fandango. Tutti i giorni le davo dei soldi, quando andavo a mangiare con il mio nuovo fratello Clelio il montatore.
Ho pensato che sarebbe stato meno umiliante per lei fare dei lavoretti, così le ho consegnato una valigia con tutte le mie camicie.
Per un momento ho pensato che avrei visto un gruppo di rom in giro per Roma vestiti benissimo e non l'avrei più rivista. Ma l'ho pensato solo per un momento. Razzista per un momento.

Le camicie sono tornate. Non stirate, ma profumate da un sapone buonissimo. Ieri le ho dato i pantaloni da ricucire. Ho dimenticato di andare all'appuntamento per riprenderli e al telefono ho cercato di chiederle scusa, ma era difficile perchè lei parla tre parole di italiano e con quelle tre cercava lei di chiedere scusa a me.
Oggi devo incontrarla per darle il resto della paga.
Poi dovrò inventarmi altro.
Se la incontrate, all'incrocio tra Via Appennini e Viale Gorizia, siate gentili. Non fate come quel figlio di puttana del tabaccaio più avanti.
Lei si chiama Lucrezia.

luglio 10, 2011

Il film, il nome

Ho cenato con un amico autore di fumetti molto intelligente e famoso. 
Mi ha espresso le sue perplessità sulla scelta di firmare il film con il mio nome (quasi) vero. 
Non conoscendo le motivazioni della scelta aveva pensato ad uno sguardo di superiorità verso il mondo del fumetto ed il nome che ho usato fino ad ora per le storie. 
Comprensibile. 
Però, a scanso di equivoci, e sempre ammesso che a qualcuno possa importare, il motivo per il quale ho scelto di usare il mio nome (quasi) vero è che fu mio padre a regalarmi la prima super 8 e la prima centralina di montaggio, di quelle con la taglierina e lo scotch. Ero piccolo. 
Pacinotti è il nome suo e credo che a lui farà piacere, dal posto in prima fila che si è conquistato, vedere il suo nome (che poi è per caso pure il mio) sullo schermo del cinema. 
Questo è il motivo. Ai fumetti voglio bene adesso quanto ne volevo prima. Forse ne farò ancora. 
Forse no. Ma lo stesso vale per i film e per la ginnastica.

Nota:
Il teaser che vedete qui sopra non è un vero teaser. E' stato confezionato quando ero alla metà del montaggio. Mancava ancora tutto. Va detto.

giugno 12, 2011

Come i treni nella notte

In teoria il montaggio doveva svolgersi in una stanza buia con me e il montatore in preda all'angoscia. Così me lo avevano anticipato.
In pratica, alla Fandango ci hanno dato una stanza senza porta, teniamo le finestre aperte, c'è spazio, luce, persone che passano e vengono a salutare.
Io e Clelio, il montatore, ridiamo molto e volentieri.
Devo dire che il film è spesso buffo (almeno secondo la mia idea di "buffo") e questo aiuta.

Ma è lungo.

Alla fine delle riprese avevo il terrore di non avere abbastanza materiale.
Ne ho troppo. Siamo a più di centodieci minuti e dobbiamo ancora montare delle scene.
Da martedì iniziamo a tagliare il tagliabile.
Da un lato la cosa mi preoccupa, dall'altro sento una voglia frizzantina di assassinare roba sulla quale ci siamo fatti un culo spaziale. Strano.

Il fatto è che mi sembra sempre giusto togliere. Condannare a morte una sequenza solo perchè un pochino lenta. Perchè non racconta il necessario e si perde in fronzoli.
Muori scena inutile!. 
Al di là della fatica messa per realizzarla.

Era una cosa che mi succedeva anche con i fumetti. Ricordo che in LMVDM avevo disegnato dodici pagine di racconto di galera. Disegnate proprio, non immaginate. Fu una gioia buttarle.
Vallo a capire.

Vicino al residence romano dove abito c'è una piazzetta rotonda molto bella, con un ristorante di pezzi di merda fascisti truffatori molto carino e un bar dove faccio colazione.
A quel bar, ad un tavolino, dopo mesi, ho disegnato qualcosa.
Non è niente di che ma è stato come ritrovare un amico che non vedi da tanto.
Tra l'altro, manca poco che neppure lo riconosco, perchè non avevo gli occhiali da vista e ho disegnato con i rayban.

Al di fuori del cinema, intanto, tutto va a rotoli.
Ma è normale, perchè i film battono l'esistenza sessanta a zero a tavolino.
Come diceva il Maestro: "I film vanno avanti come i treni, capisci?. Come i treni nella notte." 


A proposito di treni. Ieri, in treno, appunto, ho scritto le prime dieci pagine di quello che mi piacerebbe, se non tiro le cuoia prima, essere il mio secondo film.
Vedremo.

maggio 29, 2011

With a little help from my friends

Le riprese de "L'ultimo terrestre" sono terminate. 
Poi racconterò. Ora riposo. 
Intanto, un grazie senza fine a tutti gli amici.
La foto, come sempre, è di Chico.

maggio 22, 2011

10 cose


01- Tutti i miei vestiti odorano di allevamento di maiali.
02- Un bove di varie tonnellate ha cercato di assassinare una nostra attrice. Lei non se n'è accorta. La macchina da presa si.
03- Per tre giorni il catering ci ha portato solo schiacciatine degli anni settanta e tramezzini con le fette imbarcate. Ora tutti noi li odiamo. Hanno una settimana per recuperare il nostro affetto.
04- Abbiamo girato una rissa con crimine finale tutto in piano sequenza. Il mio operatore mi ha detto una cosa che non dimenticherò mai.
05- Ho avuto l'onore di premere un tasto del sintetizzatore (il sol) mentre un grande pianista ci improvvisava sopra.
06- Ho un debole per il 25.
07- Temo la fine delle riprese tanto quanto la desidero.
08- Ho cambiato il finale la notte prima di girarlo. Ora ho gli incubi.
09- La fatica e le sigarette mi hanno trasformato in una specie di Capo Giuseppe.
10- I soldi sono tutto.

p.s.
La foto qui sopra è, come di consueto, di Chico De Luigi.

maggio 16, 2011

Siamo alla quinta



Inizia stanotte la quinta settimana di riprese.
Nella quarta la stanchezza si è fatta sentire, silenziosa e invisibile, come usa fare.
(Spiegazione tra parentesi: non ti rendi conto di essere stanco morto e nervosissimo e ti incazzi per niente, convinto che suddetta incazzatura sia assolutamente legittima e motivata. Vedi le cose in nero e ti convinci di portare a casa solo materiale di merda. Non solo, pensi pure che ogni frase necessiti di una spiegazione tra parentesi.)

Nei fatti, invece, gli attori protagonisti mi hanno fatto venire le lacrime più di una volta.
Ma gli attori sono umani anche loro e sono insicuri e vogliono che tu li rassicuri che stanno facendo bene e tu sei stanco e tra parentesi (vedi sopra) e non ci riesci. Non come sarebbe necessario fare.
Poi:
Mi sembra di essere a girare da mesi. Penso a quando sarà finita e quanto mi mancheranno tutti.
Guardo le foto del set e ho già nostalgia e questo è assurdo perchè stanotte, e per una settimana di fila, saremo a girare roba tosta, tutta in notturna dalle 20 alle quattro del mattino.
E poi ci sarà l'ultima settimana che sarà difficile ma entusiasmante pure, per le scene che dobbiamo fare.
Alla fine di tutto ci saranno due mesi di montaggio. Gli effetti digitali da seguire. Le musiche. Il missaggio.
Un giorno il film sarà completo. Confezionato. Avrà titoli di testa e di coda. Al momento mi sembra che questo accadrà tra mille anni, ma so che quando quel momento arriverà avrò la sensazione opposta, che tutto sia durato un attimo. Lo so per esperienza, perchè sensazioni simili, anche se in scala ridotta, le ho già provate facendo i libri a fumetti.

Ultimo lamento:
Mi vedo nelle foto di scena e mi sembra di essere un fantasma di 13 chili. Invecchiato di dieci anni in due mesi.
Consolazioni:
1) Il mio fratello Massimo Colella è stato una settimana sul set. Un amico. Un grande aiuto pure. Ha scattato delle foto. Alcune le trovate qui.

2) Guardo i premontaggi e mi sorprendo che le cose siano guardabili. C'è una storia, la si segue. Si ride pure.
Miracolo.


maggio 06, 2011

Sciopero

Oggi è sciopero. La troupe è ferma. Io mi riposo e mi guardo il girato di queste settimane. Faccio esperimenti con le musiche.
Con il protagonista abbiamo girato una delle scene più dure di tutto il film. Eravamo solo io e lui. Io sdraiato sotto i sedili dell'auto. Lui alla guida.
Siamo scesi che piangevamo entrambi.
Strano mestiere questo.
Giacomo Monti, l'autore del libro "Nessuno mi farà del male" dal quale questa storia ha preso inizio, è venuto sul set. Ha visto il girato. Era contento.
Questa è una foto che gli ho fatto io.

maggio 01, 2011

Seconda settimana


Il film dovrà essere girato in sei settimane. Questo significa correre sempre. Correre sempre è difficile e faticoso.
Detto questo, con queste condizioni, abbiamo finito la seconda settimana di riprese e le cose sono andate bene. Alla fine io ero particolarmente stanco e nervoso, ma ero l'unico probabilmente, ed il film non penso che se ne sia accorto.
Poi ho dormito e, per dire, mi sono svegliato da poco. Insomma, alle 18 di sera.
Tra le altre cose abbiamo girato in una discoteca, con tante comparse e la musica a palla, e ci siamo divertiti assai.
Lavorare sulle scene con tante comparse è difficile ma molto divertente. Per capire cosa significa e quale emozione possa esserci nel dare vita ad una situazione artificiale, ma generata da persone che artificiali non sono affatto, consiglio la visione dell'inizio di Effetto notte, di Truffaut, che l'ha raccontato con maggior grazia di quanto potrei fare io.

Domani mattina abbiamo altre scene difficili. Tra queste una di nudo che spero di riuscire a portare a termine senza che nessuno provi disagio. Dovrò inventare qualcosa. L'atmosfera dovrà essere ancora più dolce e educata. Credo che sia giusto fare così. Vedremo.

Intanto Chico De Luigi ha fatto altre foto.

aprile 25, 2011

La parola è grazie















Come chiunque che non avesse mai messo piede su un set cinematografico, pure io mi ero fatto un'idea di fantasia.
Nella mia idea di fantasia c'era un aiuto regista urlante che faceva muovere comparse a schiocco di frusta e grida.
C'era anche un sacco di noia, nella mia fantasia, tra una ripresa e l'altra.
E poi c'erano dinamiche di potere e scontri e esseri burberi che spostavano macchinari, grugnendo.

Niente di tutto questo.
Ogni richiesta viene espressa con la massima gentilezza. Ciack in campo per favore. Eccolo. Grazie. Grazie a voi.
Per favore, l'attore, un piccolo movimento sulla destra. Ecco. Grazie, perfetto. Grazie. Grazie a te.
Potrei avere un 5000 su quel palazzo per favore, grazie. Arriva subito. Perfetto. grazie. Grazie a voi.
E' una danza di cortesia.
E' una cortesia formale ma che, nella fatica e nelle corse contro il tempo, diviene condizione sostanziale per lavorare bene.
Questi grazie vengono pronunciati da ogni membro di tutti i reparti verso ogni altro. Dall'incarico più complicato al più semplice, tutto viene iniziato da un per favore e si conclude con un paio di "grazie" reciproci.
Non so se sia sempre così. posso parlare di quest'unica condizione, essendo l'unica che conosco, ma per me è stata una piacevole sorpresa.
Si lavora molto bene così.
Grazie.

aprile 23, 2011

Prima settimana

E' andata.
La prima settimana di riprese è finita. Ci sono stati giorni nei quali abbiamo risolto alcune scene negli ultimi minuti, con una corsa contro il tempo che ha testato in profondità il mio sistema cardiocircolatorio.
Altri giorni che somigliavano ad una festa.
La squadra è sempre più in forma. L'affetto, da parte mia, nei loro confronti, cresce ogni giorno.
In questi sei giorni di lavoro oltre ad avere accumulato 32 ore di sonno arretrato,  ho provato una quantità di emozioni che non credevo potessero scaturire in corpo umano (non nel mio, almeno).

E ora basta sdolcinamenti. Andiamo con un piccolo quiz:
Qual'è, secondo voi, la parola più usata su un set cinematografico (almeno su quello dove sto lavorando io)?

Vediamo chi vince.
Intanto, senza misteri, posso svelare che quello felice, nella foto qui sotto, sono io.
La fotografia è di Massimo Colella.

aprile 21, 2011

Poi

Poi racconterò di come abbia trovato una casa. Di come il set sia il posto migliore del mondo e della squadra di persone incredibili che lavorano con me.
Intanto il blog del nostro fotografo di scena, Chico De Luigi.