luglio 17, 2011

Dies Romana

Non uso più il 3570. I tassisti del 3570 hanno spesso simboli del duce come portachiavi. In voga il mini manganello con su il profilo del duce in tre quarti e qualche scritta mezza cancellata dal sudore delle dita.
Ho trovato una cooperativa di tassisti buoni. Vanno più piano, ci vuole maggiore pazienza, quando si chiamano, perchè sono pochi. Solo trecentocinquanta.
Però, per dire, quanti cazzo di taxi sto prendendo in questi giorni, ieri due di questi tassisti mi hanno riconosciuto e salutato per nome. Mi hanno chiesto come andava il lavoro. Uno sapeva pure dove portarmi. Mi ha parlato dei prezzi di affitto dei Camper. Vorrebbe affittare un Camper. Io gli ho detto che vorrei andare a Montecitorio con un forcone.

Il film va avanti. E' partito il dvd per una eventuale partecipazione al festival di Venezia. Abbiamo tutti le dita abbastanza incrociate. Fosse solo per tutte le persone che in questi mesi ci hanno lavorato, senza risparmiarsi mai.

Quando non sono in taxi, cammino. Sempre con la musica nelle orecchie. Era da quando me ne stavo a Parigi che non passeggiavo con la colonna sonora. Mi ero scordato quanto mi piacesse.
L'importante è mettere i pezzi in riproduzione casuale. Anche se a volte l'iphono mi spara nelle recchie degli appunti vocali che ho preso non so quando e dei quali non capisco mai il senso.
Eppure quando li ho registrati dovevo essere sicuro che ne avessero uno. Uno importante, tanto da non poter essere dimenticato. tanto da fare una cosa idiota come registrare un appunto vocale. Manco fossi il detective di Twin Peaks.

La notte lavoro alle musiche. Dormo poco ma succedono cose molto emozionanti. Anche se spesso, quando succedono, faccio fatica a tenere gli occhi aperti. Per fortuna le orecchie non si possono chiudere.

Al parco dove vado a prendere il sole sono arrivati i vigili di Alemannus. Mi hanno fatto rimettere la maglietta. Ho pensato che lo avessero fatto perchè sono brutto. Non ho osato ribattere. Poi ho visto che hanno fatto rivestire tutti quanti. Anche due ragazze in bikini che prendevano il sole vicino a me e che brutte non erano.

Ho raccontato la cosa ad un tassista del 3570 (ancora li frequentavo) e lui ha dato ragione ai vigili. Perchè le donne brutte non dovrebbero scoprirsi. Gli ho detto che quelle ragazze non erano brutte. Che ero io quello brutto. Gli ho chiesto anche chi avrebbe dovuto decidere chi è brutto e chi no. Non mi ricordo cosa ha risposto. Ero preso dal dondolare del portachiavi con la testa del duce.

Sono stato a Radio 24 a registrare una trasmissione radio finta per la prima scena del film. Era un mio sogno. una trasmissione radio finta con Giuseppe Cruciani. Per tutti gli anni in cui lavoravo ai fumetti lo facevo con la sua voce nelle orecchie. E' stato incredibilmente bravo e brillante. Così come i finti ascoltatori che avevo reclutato.
la trasmissione è durata 20 minuti e non ho mai smesso di ridere. Purtroppo nel film ne ho potuto montare solo 4 minuti. Ma la versione integrale la metterò nei contenuti speciali del dvd.

C'è una signora rumena alla quale do delle cose da lavare. Vive in una baracca senza luce, con tre bambini. Fa l'elemosina vicino alla Fandango. Tutti i giorni le davo dei soldi, quando andavo a mangiare con il mio nuovo fratello Clelio il montatore.
Ho pensato che sarebbe stato meno umiliante per lei fare dei lavoretti, così le ho consegnato una valigia con tutte le mie camicie.
Per un momento ho pensato che avrei visto un gruppo di rom in giro per Roma vestiti benissimo e non l'avrei più rivista. Ma l'ho pensato solo per un momento. Razzista per un momento.

Le camicie sono tornate. Non stirate, ma profumate da un sapone buonissimo. Ieri le ho dato i pantaloni da ricucire. Ho dimenticato di andare all'appuntamento per riprenderli e al telefono ho cercato di chiederle scusa, ma era difficile perchè lei parla tre parole di italiano e con quelle tre cercava lei di chiedere scusa a me.
Oggi devo incontrarla per darle il resto della paga.
Poi dovrò inventarmi altro.
Se la incontrate, all'incrocio tra Via Appennini e Viale Gorizia, siate gentili. Non fate come quel figlio di puttana del tabaccaio più avanti.
Lei si chiama Lucrezia.

luglio 10, 2011

Il film, il nome

Ho cenato con un amico autore di fumetti molto intelligente e famoso. 
Mi ha espresso le sue perplessità sulla scelta di firmare il film con il mio nome (quasi) vero. 
Non conoscendo le motivazioni della scelta aveva pensato ad uno sguardo di superiorità verso il mondo del fumetto ed il nome che ho usato fino ad ora per le storie. 
Comprensibile. 
Però, a scanso di equivoci, e sempre ammesso che a qualcuno possa importare, il motivo per il quale ho scelto di usare il mio nome (quasi) vero è che fu mio padre a regalarmi la prima super 8 e la prima centralina di montaggio, di quelle con la taglierina e lo scotch. Ero piccolo. 
Pacinotti è il nome suo e credo che a lui farà piacere, dal posto in prima fila che si è conquistato, vedere il suo nome (che poi è per caso pure il mio) sullo schermo del cinema. 
Questo è il motivo. Ai fumetti voglio bene adesso quanto ne volevo prima. Forse ne farò ancora. 
Forse no. Ma lo stesso vale per i film e per la ginnastica.

Nota:
Il teaser che vedete qui sopra non è un vero teaser. E' stato confezionato quando ero alla metà del montaggio. Mancava ancora tutto. Va detto.